Spesso si dà per scontato che l’acqua in bottiglia sia più sana di quella del rubinetto. Ma perché? Il motivo di questa sfiducia verso l’acqua che giunge nelle nostre case può essere la preoccupazione per la presenza di sostanze contaminanti, come metalli pesanti, o semplicemente perché presenta uno sgradevole sapore di cloro. Perplessità che portano gli italiani ad essere in cima alla classifica europea per consumo di acqua in bottiglia, con 224 litri, costi fino a 110 euro pro capite l’anno e un impatto ambientale enorme. Il mondo dell’acqua da bere è ancora pieno di luoghi comuni, quasi sempre dettati da conflitti di interesse e grande disinformazione.
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Proviamo allora a chiarire insieme alcuni dubbi e a capire come stanno davvero le cose quando si parla di acqua potabile.
Da dove arriva
Iniziamo dal fatto che sia le acque dell’acquedotto, sia quelle confezionate possono arrivare da fonti sotterranee, ovvero da pozzi profondi su falde acquifere protette da un ampio strato di terreno. L’acqua dell’acquedotto però può arrivare anche da fonti superficiali, come laghi e fiumi e richiedere dei trattamenti. Mentre l’acqua in bottiglia deve arrivare solo da fonti sotterranee ed essere imbottigliata così come viene prelevata, senza subire trattamenti.
Come si controlla
Trattare l’acqua di acquedotto, per esempio con cloro o raggi ultravioletti, non è però un obbligo. Dipende dalla qualità di partenza. Cosa che si stabilisce con le analisi che sull’acqua di rete, hanno una maggiore frequenza rispetto a quelle in bottiglia. E sono maggiori anche i parametri visto che comprendono quelli microbiologici, fisici, chimici e quelli che rivelano la presenza di nuovi contaminanti come le perfluoroalchiliche (pfas) o di microplastiche.
Insomma, l’acqua di rete è più monitorata.
Perché il calcare può essere utile
La correlazione tra la presenza di calcare nell’acqua e la formazione di calcoli nell’organismo è una delle false credenze che circolano quando si parla di acqua del rubinetto. Numerosi studi hanno dimostrato che il calcare, composto da calcio e magnesio, non fa male e non causa l’insorgenza di queste formazioni ma aiuta a contrastare l’osteoporosi. Se poi la reticenza a bere l’acqua del rubinetto è dovuta al cattivo sapore da cloro, basta davvero poco per eliminarlo: si può lasciare decantare l’acqua per una ventina di minuti in una brocca. Essendo un elemento volatile, si disperderà facilmente nell’aria, scomparendo.
Nell’acqua in bottiglia di plastica, in condizioni ambientali non ottimali (cosa che accade molto spesso), si ha la migrazione di materiali plastici nell’acqua stessa. Non a caso, sulle etichette delle bottiglie di acqua minerale vengono sempre riportate le indicazioni: «Tenere le bottiglie al riparo dalla luce, in luogo fresco, asciutto, pulito e senza odore». Questo dovrebbe destare sicuramente più preoccupazioni per la salute.
E l’ultimo miglio?
È uno temi più importanti perché rappresenta l’anello debole della sicurezza garantita dalle acque potabili. I gestori dell’acquedotto sono obbligati a garantire la salubrità dell’acqua dalla fonte fino ai singoli contatori. Da qui fino al rubinetto di casa inizia un altro percorso fatto, in alcuni casi, di vecchie tubature, poco controllate o dalla presenza di autoclavi che possono dar luogo a diverse problematiche.
È molto importante quindi controllare lo stato delle condutture, soprattutto se molto datate.
Infine, sul rubinetto…
L’acqua del rubinetto, insomma, è sicura e super controllata, ecologica, pratica ed economica. L’unico problema potrebbe essere quindi l’ultimo miglio ma basta fare le analisi all’acqua che sgorga dai rubinetti! Una volta scovato l’eventuale problema si può optare per un sistema di filtraggio casalingo. Oppure si può ricorrere alle casette dell’acqua che molti “sindaci” mettono a disposizione nei propri comuni ad un costo nettamente inferiore rispetto alle acque in bottiglia.
E il Pianeta ringrazia!