Siamo agli inizi di gennaio e il giorno di Capodanno è entrata in vigore una normativa storica secondo la quale tutti i Paesi Ue ora dovranno praticare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Questa è una delle varie disposizioni che sono rivolte a ridurre l’impatto ambientale dell’industria della moda. Forse non tutti sanno che il settore della moda, secondo le stime, è infatti responsabile di circa l’8-10% delle emissioni globali di carbonio, rappresentando una delle industrie con il maggiore impatto ambientale.

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Perché la differenziata del tessile non basta
La moda richiede un ripensamento urgente delle sue pratiche. Riciclare infatti da solo non basta. Secondo i dati UE solo l’1% degli abiti usati vengono riciclati. La crescente consapevolezza dell’impatto ambientale ha portato consumatori e responsabili politici a cercare soluzioni per mitigare questi effetti.
Tra queste, emerge la necessità di adottare comportamenti più virtuosi e sostenibili, contrastando il modello di fast fashion e promuovendo pratiche che estendano la vita utile dei prodotti. La risposta a questa sfida non risiede però solo nella produzione di capi più sostenibili, ma anche nel cambiamento dei comportamenti di consumo.

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Bonus rammendo, la scoperta dell’acqua calda
Tra le iniziative sicuramente più brillanti a riguardo vi è il “bonus rammendo” francese. In Francia, nel 2023, il governo ha introdotto un incentivo economico per chi sceglie di riparare i propri capi di abbigliamento e calzature. Questa misura si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sul nostro stile di vita e sui modelli di consumo. Per decenni, l’industria della moda ha infatti promosso la cultura del “usa e getta”, incentivando i consumatori ad acquistare costantemente nuovi prodotti a scapito della qualità e della durata. Al contempo, la normativa non inventa nulla di nuovo bensì risveglia una usanza antica, quella del rammendo e della riparazione, che sembrava quasi dimenticata o diventata… fuori moda per il fashion.

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Come funziona
Il governo francese ha strutturato il bonus rammendo in modo da renderlo accessibile e vantaggioso per i consumatori. Il sussidio copre una parte dei costi di riparazione, rendendo economicamente conveniente per i cittadini scegliere di riparare anziché acquistare nuovi articoli. Le riparazioni possono variare dal semplice rammendo di un buco a lavori più complessi come la sostituzione di una zip o la risolatura delle scarpe.
Oltre ai benefici ambientali, è opportuno registrare anche quelli economici, perché la normativa stimola anche l’economia locale, favorendo i piccoli artigiani e le sartorie.

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Modello da imitare
Per incentivare tutto ciò, la Francia ha previsto un fondo quinquennale fino al 2028 e ha stabilito dei massimali. Ad esempio, per la sostituzione di un tacco si potrà ottenere un bonus di 7 euro. Per una riparazione degli abiti si varia tra i 10 e i 25 euro. I francesi non sono peraltro nuovi a questo tipo di normative, tant’è che il bonus rammendo è stato scritto studiando il modello relativo al bonus per la riparazione degli elettrodomestici.

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C’è da sperare che qualcosa di simile sia presto previsto a livello europeo o che almeno i singoli stati si ispirino al modello transalpino.