Abiti green e made in Italy? Cinque esempi per vestirsi con stile e secondo natura Foto: Denim Coreva Design
Ecomoda

Abiti green e made in Italy? Cinque esempi per vestirsi con stile e secondo natura

Dal jeans biodegradabile all’impermeabile in polvere di marmo. Vi presentiamo quattro capi di abbigliamento e un accessorio realizzati con fibre innovative e d’origine naturale. Nel segno del fashion sostenibile di casa nostra

Luisella Berti 20 Maggio 2024

L’industria della moda, difronte alle nuove sfide ambientali, è in fermento. Anche in Italia: «L’innovazione è continua ed è fondamentale per ridurre l’impatto sull’uomo e sull’ecosistema», spiega Francesca Rulli, fondatrice di 4sustainability®, il marchio che attesta la sostenibilità della filiera nel fashion & luxury.

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Inizia insieme a lei il nostro viaggio nel tessile italiano che guarda verso la sostenibilità, a partire dall’utilizzo di nuovi materiali nel segno della rigenerazione: come quelli che derivano da arance, uva, ananas e altri scarti del settore agroalimentare. Poi c’è l’innovazione di processo, aggiunge l’esperta di sostenibilità:

 

Ecomoda, Francesca Rulli

Foto: 4sustainability®

«Quando cioè  i materiali sono ottenuti con un minor impiego di acqua, senza uso di chimica nociva, con pratiche di riciclo tessile, tintura o stampa con chimica sostenibile».

Italia all’avanguardia

Un settore al quale si deve dare ancora evidenza sul mercato, anche attraverso strumenti inediti come il Passaporto Digitale di Prodotto verso il quale si guarda anche a livello Ue. E nel quale l’Italia si sta dimostrando all’avanguardia: «Da anni – riprende Rulli – le migliori aziende italiane di moda hanno avviato percorsi di riduzione d’impatto misurati e dimostrati, preparandosi così alle normative in arrivo». Ecco perciò cinque creazioni green Made in Italy che dimostrano le potenzialità del nostro paese in questo prezioso ambito.

1. CANDIANI | Il primo denim elasticizzato biodegradabile

Nasce da Candiani Denim, azienda di famiglia fondata nel 1938 nel cuore del Parco del Ticino, il primo e il solo bio stretch denim biodegradabile e compostabile. Coreva™, il nome dell’innovativa tecnologia, sostituisce i classici elastomeri sintetici ottenuti dal petrolio, con un materiale vegetale ricavato dalla gomma naturale. Il tutto senza comprometterne l’elasticità, le qualità fisiche e la durabilità del jeans. La tecnologica Coreva™ è ora anche un brand: Coreva Design, l’unico a proporre capi in stretch denim biodegradabile e realizzati con tessuti da agricoltura rigenerativa.

 

I modelli di Candiani Demin, Coreva Design

Foto: Candiani Denim

Collezioni plastic-free

La collezione Coreva Design comprende tre aree: tempo libero, denim premium e ready to wear. Priva di plastiche, la tela denim Coreva™ si degrada in meno di quattro mesi invece che in 200 o più anni del classico jeans elasticizzato. Un modello circolare dove le materie prime diventano tessuto e poi capo per tornare a fine vita alla natura grazie alla loro compostabilità. Tutto è nato da una semplice intuizione. Era il 2015, quando Alberto Candiani, presidente di Candiani Denim, si trova nella gastronomia di Robecchetto con Induno. La sua attenzione va sugli insaccati sostenuti da spaghi di gomma naturale.

E quindi, dopo cinque anni di ricerca, nel 2020 Candiani Denim lancia il primo jeans con elastomero naturale.

I modelli di Candiani Demin

Foto: Candiani Denim 

2. FILI PARI | L’impermeabile con la polvere di marmo

Il marmo ora si può indossare. La tecnologia si chiama  Marm\More®, una spalmatura in polvere di marmo applicata  su tessuto. Risultato? È leggero, antivento, resistente, impermeabile e privo di fluoro. Il progetto nasce tra i banchi universitari del Politecnico di Milano e debutta nel 2020 con la start up fashion tech Fili Pari, fondata da Francesca Pievani e Alice Zantedeschi. L’impermeabile in Marm\More® è composto da un microfilm 50% poliuterano e 50% polvere di marmo accoppiato a 100% nylon riciclato certificato Grs. I colori naturali pastello dipendono dalla tipologia del marmo scelto.

 

Marm\More®, polvere di marmo su tessuto, abiti green e made in Italy

Foto: Fili Pari

Le varianti sono il marmo Bianco di Carrara, il marmo Rosso di Verona, il marmo Nero Ebano di Bergamo e il Marmo Verde Alpi della Valle d’Aosta.

Da scarto a risorsa

Accanto agli impermeabili, in Marm\More® anche capispalla, piumini e accessori. Il microfilm è applicato su tessuti riciclati o naturali. La start up ha trasformato uno scarto dell’industria della pietra (la lavorazione di ogni blocco di marmo produce fino al 60% di rifiuti da smaltire) in una risorsa per tessile. Un esempio di economia circolare tra due mondi distanti e ora connessi. Altra innovazione, il brevetto Fili Pari del nuovo processo di tintura su filato Mineraldye che abbatte il consumo di acqua: massimo 20 litri per ogni kg di filato rispetto ai classici 150 litri. Il colore proviene dalle polveri di marmo e dai minerali.

 

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3. RADICIGROUP | Il vestito da sera all’olio di ricino

Questo vestito da sera ha almeno due particolarità: la materia prima e come è fatto. Il filato è il Biofeel® Eleven, 100% di origine naturale, ottenuto dall’olio di ricino e totalmente riciclabile, inoltre il vestito non ha cuciture. La sua storia parte dall’India, dove si concentra l’80% delle piantagioni di ricino coltivato su terreni semi-aridi non concorrenziali con la produzione alimentare. I fagioli del ricino contengono circa il 45% di olio, ricco di ricinoleina, da cui si ottiene il biopolimero, prodotto da Arkema. Ciò che resta dopo il processo di spremitura diventa biofertilizzante che ritorna nel terreno.

 

Il modello di RadiciGroup, abiti green e made in Italy

Photo: Salvatore Dragone / Gorunway.com

Abito senza cuciture

Dal biopolimero RadiciGroup, azienda di Bergamo, impegnata nella ricerca e produzione di filati innovativi, ha ricavato il filato Biofeel® Eleven. Le caratteristiche sono il basso assorbimento di acqua, una maggiore leggerezza, un’alta resistenza e durabilità. L’abito è un esempio di eco-design: è fatto con la  “WholeGarment”, una macchina da maglieria di Shima Seiki che crea il capo direttamente dalle bobine di filato, saltando le fasi di tessitura e confezione.

 

L’abito è stato presentato da RadiciGroup al Phygital Sustainability Expo, evento annuale presso i Mercati di Traiano a Roma, dedicato all’innovazione nel fashion.

4. GEST | La camicia in cotone biologico made in Puglia

Una camicia in cotone biologico coltivato in Puglia? Proprio così. Dopo 70 anni nel 2020 è tornata la coltivazione del cotone. Un cotone biologico senza pesticidi o altre sostanze nocive e a basso consumo di acqua. In più, altra particolarità: nell’area foggiana, sui terreni di coltivazione, risuona la musica classica che pare sia d’aiuto alla crescita delle piantine. La coltivazione è partita con una sperimentazione su tre ettari, oggi sono circa 130 quelli messi a coltura.

 

 

L’idea è venuta dall’azienda Gest, con sede in San Marco in Lamis (Fg), i cofondatori sono Pietro Gentile e Michele Steduto. Convinti che la sostenibilità parte dalla terra, non si sono accontentati di produrre camicie sartoriali, ma volevano partire dalla materia prima: il cotone biologico. Hanno creato una filiera nazionale grazie alla collaborazione con il Gruppo Albini di Bergamo che si occupa della filatura, colorazione e tessitura del cotone Made in Puglia. Così, dalla Lombardia, il tessuto ritorna in Puglia ed è affidato a mani esperte per il confezionamento sartoriale delle camicie.

 

Pietro Gentile e Michele Steduto. di Gest Italia, abiti green e made in Italy

Foto: sanmarcoinlamis.eu

Con il suo cotone biologico Gest produce anche pantaloni, polo e t-shirt.

5. ORANGE FIBER | La cravatta in scarti di agrumi

Le cravatte in fibra di arancia nascono dall’incontro di due eccellenze Made in Italy: la tradizione sartoriale e centenaria della maison napoletana “E. Marinella” e l’innovazione di Orange Fiber, azienda catanese che ha brevettato il primo tessuto al mondo ricavato dagli scarti degli agrumi di Sicilia. In pratica, da quello che resta della spremitura dei succhi di agrumi, “il pastazzo”, Orange Fiber ricava una cellulosa che trasforma in fibra, poi in filato e infine in tessuto.  Una collaborazione iniziata nel 2019 con la collezione Centocinque, per i 105 anni della storia di “E. Marinella”, rinnovata nel 2021 in occasione del G20 quando cravatte, foulards e pochettes da taschino di “E. Marinella” e Orange Fiber sono state l’omaggio alle delegazioni straniere. Poi, nel 2023, con il lancio della nuova collezione di cravatte.

 

Le cravatte in

Foto: E. Marinella

La composizione

Ma qual è la composizione di questi preziosi accessori? Il filato è 50% seta, tessuto iconico della maison, e 50%  filato Tencel™ Limited edition x Orange Fiber. Si tratta di un Lyocell composto dalla cellulosa di arancia e di legno che Orange Fiber ha sviluppato con il Gruppo Lenzing. Cravatte pregiate dalla texture leggera, setosa e dal tessuto esclusivo.

 

Le cravatte di Orange fiber e E. Marinella in tessuto ricavato dagli scarti degli agrumi, abiti green e made in Italy

Foto: E. Marinella

Infine, per le sue cravatte “E. Marinella” ha scelto un packaging con cellophane biodegradabile al 100% della Oben Group.

 

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