Detersivi alla spina, alimentari sfusi. La spesa leggera piace sempre di più Foto: Getty Images
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Detersivi alla spina, alimentari sfusi. La spesa leggera piace sempre di più

L’acquisto di prodotti senza imballaggio torna fra le abitudini dei consumatori. Scopriamo insieme i vantaggi e le problematiche di questa scelta, virtuosa per l’ambiente e il portafoglio, che prefigura un cambiamento più ampio

Silvana Santo 5 Maggio 2024

Legumi, cereali, spezie e pasta. Ma anche detersivi, cosmetici e mangimi per animali domestici. Dopo essere scomparsi per decenni dalle abitudini di consumo dei paesi industrializzati, i prodotti sfusi stanno vivendo una parabola di popolarità e consenso, sia nei negozi fisici che online.

 

Un erogatore di detersivi alla spina, prodotti sfusi

Foto: Ecopensare

Ma perché scegliere questa modalità di acquisto? Quali sono i vantaggi e quali le difficoltà? Proviamo a scoprirlo…

Meno rifiuti, più qualità

I vantaggi dei prodotti alla spina sono evidenti dal punto di vista ambientale: si evitano la produzione, l’impiego e il trasporto di imballaggi e inoltre, potendo acquistare quantità più adeguate ai propri bisogni, si evitano meglio gli sprechi di denaro e materie prime. Secondo un’indagine su scala europea effettuata nel 2020 da Eunomia, una società indipendente di consulenza ambientale, ogni singolo punto vendita “zero waste” permette in media di evitare l’invio in discarica di oltre 1.000 kg di rifiuti in un anno.

 

Sondaggio Sfusitalia, economicircolare.com e e Junker app su acquisto prodotti sfusi

Vantaggi per il portafoglio

Comprare sfuso, inoltre, può tradursi in un significativo risparmio economico per i consumatori, dal momento che permette di evitare i costi legati ai materiali da imballaggio, alle operazioni di confezionamento e spesso anche a pubblicità e marketing. Secondo uno studio pubblicato qualche anno fa da Federconsumatori, una famiglia di quattro persone può risparmiare in media oltre 200 euro l’anno solo sostituendo i detersivi convenzionali con quelli alla spina.

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Facendo una spesa composta soltanto da prodotti sfusi, il risparmio annuo potrebbe sfiorare gli 850 euro. Lo spiega con chiarezza Ottavia Belli, Ceo e fondatrice di Sfusitalia, una start up nata da qualche anno per sensibilizzare i consumatori sul tema del mercato sfuso, nonché mappare e connettere le realtà italiane del settore:

 

Detersivi alla spina, alimentari sfusi, Ottavia Belli

«I prodotti sfusi sono più economici. Ma spesso questa percezione si altera perché i consumatori li confrontano con alternative di qualità più bassa o peso inferiore».

Rete da migliorare

Il numero dei negozi che vendono prodotti sfusi lungo la Penisola, per lo più botteghe indipendenti, è in crescita. La mappa su Sfusitalia conta quasi 800 punti vendita dalle Alpi alla Sicilia, compresi quelli che hanno soltanto un angolo dedicato a questa proposta. La rete però appare piuttosto irregolare, con più esercizi nel centro-nord e nei quartieri centrali delle grandi città, mentre appaiono ancora penalizzati i piccoli centri e le periferie. «Va detto – riprende Belli – che al sud sopravvivono le botteghe di quartiere e i negozi al dettaglio che altrove sono stati fagocitati dalla grande distribuzione. Magari sfuggono al censimento ma offrono prodotti zero waste o con imballaggio ridotto».

 

Sondaggio Sfusitalia, economicircolare.com e e Junker app su acquisto prodotti sfusi

Opzione online

Agli esercizi commerciali presenti sul territorio si aggiunge da tempo l’universo dei negozi online, con esperienze di successo come Negozio leggero, che alla rete dei punti vendita fisici affianca un fornito e-shop che spedisce su tutto il territorio nazionale. Una soluzione, quella degli acquisti su internet, che offre opportunità interessanti per chi abita in zone poco servite di rivendite con prodotti sfusi o più in generale sostenibili. Ma che rischia allo stesso tempo di introdurre un paradosso, come spiega il direttore della testata Economiacircolare.com, Raffaele Lupoli:

 

Raffaele Lupoli, prodotti sfusi e alla spina

Foto: marcheinfinite.com

«Acquistare online dei prodotti da imballare e spedire può essere contraddittorio. Per quanto la sostenibilità dipenda da molti fattori, come il luogo d’origine e l’impronta energetica».

Esempio d’oltreconfine

Certo è che agli italiani i prodotti sfusi interessano. Più di quanto non offra effettivamente il mercato. Un sondaggio realizzato lo scorso anno proprio da Sfusitalia ed Economiacircolare.com insieme a Junker app rivela infatti che il 43% delle persone acquista già oggi nei negozi di sfuso e oltre l’80% di quanti non lo fanno vorrebbe in effetti cominciare.

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Per incoraggiare questa opzione una maniera ci sarebbe: «Spagna e Francia hanno introdotto delle normative locali per obbligare tutti i supermarket con superficie maggiore di 400 metri quadri a vendere almeno il 20% di sfusi – commenta la fondatrice di Sfusitalia – Serve però anche un grande sforzo di divulgazione e comunicazione sul tema, a cominciare dai media di massa che dovrebbero recuperare la funzione educativa che avevano in passato». Molti consumatori, in effetti, lamentano la scarsità d’informazioni sul mondo dello sfuso, come la reperibilità dei prodotti e la loro sicurezza, i vantaggi ambientali o gli accorgimenti per valutarne i costi.

 

Sondaggio Sfusitalia, economicircolare.com e e Junker app su acquisto prodotti sfusi

Platea ampliabile

Ma un altro aspetto critico sta nell’esperienza di acquisto nelle botteghe sfuse. La fila qualche volta si allunga, le procedure di erogazione non sono sempre fluide. «A volte acquistare può risultare un po’ faticoso e, per così dire, meno piacevole rispetto allo shopping nella grande distribuzione o nei negozi convenzionali» osserva Lupoli. Migliorare l’allestimento dei punti vendita e la comunicazione rispetto alla qualità e al prezzo, secondo il giornalista, aiuterebbe a migliorare la competitività rispetto ai brand tradizionali. E questo permetterebbe di allargare la platea, avvicinando al mercato dello sfuso anche consumatori che non hanno già maturato una propria sensibilità in tema di riduzione dei rifiuti.

 

Due clienti acquistano alimentari sfusi

Foto: Newman Studio

Norme da chiarire

Le norme sono un altro tema su cui c’è ancora poca chiarezza. È il caso, per esempio, della Legge 12/12/2019, n. 1411, il cosiddetto Decreto Clima che stabilisce, fra l’altro, come nei supermercati i clienti possano “utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare». Un provvedimento che non sempre viene applicato dagli esercenti e di cui molti italiani non sono nemmeno al corrente, come appurato da una recente inchiesta di Greenpeace. «La difficile applicazione di questa norma è legata anche al fatto che si tratta di una legge incompleta, che non stabilisce, per esempio, la responsabilità legale in caso di problemi di salute – chiarisce Belli – Di fronte a questa incertezza, molti preferiscono impedire ai consumatori l’uso dei propri contenitori».

 

Sondaggio Sfusitalia, economicircolare.com e e Junker app su acquisto prodotti sfusi

Pionieri del cambiamento

Ma chi compra prodotti sfusi? Di solito si tratta di persone mosse soprattutto da motivazioni ambientali e solo in seconda istanza dalle prospettive di risparmio. «L’attenzione all’ambiente è ancora una prerogativa soprattutto femminile, anche se il mondo maschile è tutt’altro che assente» commenta la Ceo di Sfusitalia. Aggiunge Lupoli: «Molti sono consumatori giovani o giovani adulti, che hanno già alle spalle un percorso significativo di consapevolezza in tema di sostenibilità».

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I prodotti che piacciono, sempre secondo il sondaggio di Sfusitalia, sono detersivi, legumi e frutta secca, nella spesa trovano inoltre spazio cereali, detergenti per la persona, vino, e tisane. Ma non finisce qui. Perché il consumatore che opta per acquisti alla spina, al fine di ridurre gli imballaggi, poi estende la propria sensibilità verso altre questioni ambientali, compresa la qualità alimentare del biologico e la scelta etica del vegano.

E forse proprio per questo i prodotti sfusi rappresentano la chiave di volta verso la riconversione al consumo sostenibile.

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