Fino al 22 novembre 2024 si tiene a Baku, in Azerbaigian, la 29° Conferenza sulle Parti – Cop29 – sui cambiamenti climatici. Un appuntamento annuale dal 1992, anno del Summit della Terra di Rio ed è uno dei tre filoni negoziali avviati in quella occasione, insieme a: Cop Biodiversità e Cop contro la desertificazione. Le Convenzioni di Rio procedono in parallelo per fare in modo che lo sforzo congiunto delle nazioni aderenti possa ripristinare l’equilibrio del pianeta.
A parteciparvi sono i circa 200 paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro dell’Onu sui Cambiamenti Climatici.
Gli obiettivi della Cop29
Obiettivo del summit è una profonda, rapida e duratura riduzione delle emissioni per rimanere al di sotto dell’aumento di 1.5°C di temperatura. Il tempo però stringe, occorrono corposi e celeri investimenti. Per questo il Piano della Presidenza della COP29 si basa su due pilastri paralleli: “rafforzare l’ambizione”, per garantire che tutte le parti si impegnino in piani nazionali ambiziosi e trasparenti e “consentire l’azione” , mettendo al centro la finanza, strumento fondamentale per ottenere gli obiettivi preposti e affrontare le perdite e i danni.
Al centro del vertice c’è anche il Fondo Loss & Damage, istituito alla Cop27 di Sharm el-Sheikh dovrebbe raccogliere e distribuire risorse per i paesi più vulnerabili all’indomani di eventi estremi innescati dalla crisi climatica. Centrali anche i nuovi piani nazionali di azione climatica con orizzonte 2035: dalla qualità dei Contributi Nazionali Volontari dipende il rispetto degli obiettivi di 1,5°C e 2°C fissati a Parigi.
La finanza al centro
Quest’anno i negoziati riguarderanno segnatamente il dossier della finanza per il clima che ridefinirà il patto politico coi paesi più ricchi finora restii a fissare un ammontare complessivo. Infatti prima vorrebbero allargare la platea dei paesi tenuti a contribuire – la lista Unfccc è la stessa stilata nel 1991, economie oggi emergenti ne risultano escluse pur avendo ormai la possibilità di garantire le risorse finanziarie a supporto delle politiche di mitigazione e adattamento di paesi con economie più deboli.
Intesa da trovare
Il Nuovo Obiettivo Quantificato Collettivo (NCQG) aggiornerà l’obiettivo globale – il precedente prevedeva 100 miliardi di dollari fino al 2025 – per permettere la mobilitazione di risorse sufficienti e assicurare che vengano destinate ove più occorrono. Operazione complessa: durante i round negoziali pre-Cop è emersa chiaramente la mancanza di un’intesa sui punti fondamentali.
Difficile stabilire il nuovo obiettivo globale, decidere chi debba contribuire e chi ricevere questi finanziamenti, il tipo di finanziamento da preferire e la quota riservata alla mitigazione o all’adattamento. Ad oggi si registra un netto sbilanciamento che rende ancora più esposti i paesi già vulnerabili.
Risorse pubbliche e private
Solo 73 miliardi sono stati concessi a fondo perduto e 76 miliardi con tassi agevolati. È necessario canalizzare investimenti privati che completino quelli pubblici. Lo scorso anno l’Unione europea ha investito 28,6 miliardi di euro di finanziamenti per il clima da fonti pubbliche e 7,2 miliardi da fonti private. Secondo il Climate Policy Initiative i finanziamenti climatici hanno raggiunto una cifra complessiva stimata in 1,5 e 1,6 trilioni di dollari nel 2023.
Tuttavia, nel frattempo, sono aumentati annualmente gli investimenti nei combustibili fossili – che, nel 2023, hanno raggiunto 1,1 trilioni di dollari – e i sussidi ai consumatori di combustibili fossili – che hanno raggiunto il record di 1,4 trilioni di dollari nel 2022. In questa sfida economica al sostegno di azioni di contenimento delle temperature e di politiche di mitigazione e adattamento, la COP29 rappresenta un momento cruciale per affrontare il cambiamento climatico e costruire un futuro sostenibile.