Sono tanti gli attori e le attrici che spesso sottolineano l’importanza delle tematiche ambientali: basti pensare a Leonardo Di Caprio, Dakota Johnson, Colin Firth, Jake Gyllenhall, Alba Rohrwacher, Stefano Accorsi o Giovanni Storti, solo per citare le più accorate e recenti dichiarazioni.
Ma siamo certi che i produttori cinematografici, cioè coloro che i film li fanno, siano dello stesso avviso?
Ambiente fanalino di coda
A guardare le opere che sono state inserite nella Selezione ufficiale del Festival di Cannes 2024, che si è concluso pochi giorni fa, sembra di no. Si badi bene, quasi tutti quei film hanno comunque affrontato delle importanti tematiche sociali come la salute pubblica, le guerre, la formazione scolastica, le identità sessuali, i fanatismi religiosi, le immigrazioni, la violenza sulle donne, la corruzione politica, i totalitarismi, le droghe o il bullismo. Ma nessuno fra questi ha accennato a una qualsivoglia problematica ambientale.
Colpa degli algoritmi, che oramai sembrano evidenziare gli assai mutevoli gusti del pubblico, individuando quali sarebbero le storie da produrre e quali no? Secondo noi solo in parte, visto che a investire sono comunque delle persone in carne e ossa che decidono di usare quegli algoritmi in maniera totalizzante, fino a pensare che quello dell’ambiente sia un tema noioso, cioè respingente. Come se la gente preferisca non sapere, perché sapere significherebbe prendersi le rispettive responsabilità, modificando quei comportamenti che ciascuno di noi può (e dovrebbe) modificare.
Produzione francese
Per trovare un film a Cannes che affrontasse una tematica ambientale, ancorché in maniera parzialmente simbolica, abbiamo dovuto seguire la sezione dei cortometraggi. Il film, diretto dalla regista Viv Li, s’intitola Across the waters, è di produzione francese e si svolge in Cina, all’interno di una città mineraria quasi abbandonata che è tragicamente priva di acqua, dominata com’è dalla terra secca e dalla polvere, quasi ci trovassimo all’interno di un film western o nell’incipit di Interstellar, dove le tempeste di sabbia stanno ad anticipare un’Apocalisse prossima ventura.
Siccità globale
La storia è ambientata in mezzo ai monti, che sono normalmente attraversati dall’acqua, cosicché l’immagine del greto di un torrente totalmente secco amplifica la sensazione di una siccità globale, quasi ai livelli della saga Mad Max, per dirla con un altro film presente in questa edizione di Cannes 2024 (Furiosa: a Mad Max saga). L’utilizzo ossessivo del walkman da parte di un autista diretto alla miniera, durante la sua sosta per pranzo all’interno di un’improvvisata (e altrettanto deserta) trattoria, ci suggerisce un periodo storico probabilmente antecedente al nostro.
Aridità umana
Questo però acuisce il problema, come se Across the waters, a dispetto del suo titolo provocatorio, volesse farci capire che la questione delle siccità — che il film mette in scena anche simbolicamente, cioè per sottolineare l’aridità nei rapporti umani e la conseguente solitudine — viene da lontano, e che se oggi è diventato gravissimo è perché non è mai stato affrontato sul serio.
Sia a livello macro, sia individuale, sprecando l’acqua nella folle convinzione che sia una risorsa infinita.