Succhi, spremute, frullati… Cosa dobbiamo sapere per un consumo consapevole Foto: Freepik
Alimentazione

Succhi, spremute, frullati… Cosa dobbiamo sapere per un consumo consapevole

Sono da sempre visti come un’opzione gustosa e salutare, soprattutto per i più piccoli. Ma quanto sono davvero paragonabili alla frutta fresca? Il biologo e divulgatore Gabriele Bernardini ci spiega le caratteristiche di questi drink. E perché si devono scegliere con criterio e consumare con moderazione

Silvana Santo 21 Ottobre 2024

«I succhi, le spremute, gli estratti di frutta sono sostanzialmente acqua e zucchero: non sono proibiti ma vanno limitati. E si devono trattare con gli stessi criteri delle bevande cosiddette industriali». A spiegarlo, senza troppi giri di parole, è il biologo e divulgatore Gabriele Bernardini, più noto sui social come “La somma e il totale” (il titolo del suo blog), che da anni lavora online per promuovere l’alimentazione consapevole e una maggiore adesione alla dieta mediterranea.

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Il succo di frutta, da sempre molto amato dai più piccoli e non solo, si dovrebbe quindi assumere con frequenza occasionale, senza commettere l’errore di considerarlo un’alternativa alla frutta “vera e propria” né, tantomeno, all’acqua.

Succhi, frullati e bevande, immagine decorativa

Foto: Freepik/Canva

Ma quali differenze ci sono fra le tipologie di prodotti che derivano dalla frutta? E qual è la giusta quantità che possiamo assumerne? Proviamo a capirlo…

Criteri e definizioni

Cominciamo col dire che non tutte le bevande contenenti frutta sono uguali. In base alla loro composizione, al quantitativo e al tipo di frutta con cui vengono preparate, possono essere distinte in diverse categorie. Il riferimento normativo italiano per questa classificazione sono le Linee guida per una sana alimentazione del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), ente di ricerca vigilato dal Ministero dell’agricoltura. Questo documento, che rappresenta il riferimento più autorevole per i consumatori in tema di alimentazione sana, indica precisi criteri per distinguere un tipo di bevanda da un altro.

1. Bibite analcoliche a base di succo di frutta

Le “bibite analcoliche a base di succo di frutta”, per esempio, sono bevande che contengono almeno il 12% di frutta. Possono essere gassate o meno, e contenere eventualmente aggiunte di zucchero, edulcoranti, aromi naturali o artificiali e altri additivi. Oltre al contenuto di frutta, in questo tipo di drink può quindi variare in modo significativo anche l’apporto di calorie e la quantità complessiva di zuccheri presenti.

Succhi, frullati e bevande

Foto: Yulia Lisitsa / Getty Images

2.  Nettare di frutta

Per “nettare di frutta”, invece, si intende una bevanda ottenuta aggiungendo acqua a succo o purea. Il quantitativo minimo di frutta previsto dalla legge varia a seconda degli ingredienti utilizzati. Per l’albicocca, per esempio, è del 40%, mentre sale al 50% per pesca, mela e pera. In genere, i nettari di frutta vengono preparati con aggiunta di zuccheri, anche se si trovano sul mercato delle varianti a ridotto contenuto energetico, che contengono edulcoranti in sostituzione.

Succhi di frutta al supermercato

Foto: Canva

3. Succo di frutta

Secondo le Linee guida del Crea, infine, si può definire “succo di frutta” un prodotto costituito per il 100% da frutta, senza l’aggiunta di acqua né di zuccheri. Il succo può essere anche miscelato a purea di frutta, oppure si può ottenere ricostituendo un concentrato con acqua (in questo caso, l’etichetta dovrà indicare espressamente la provenienza “da concentrato”). Ai succhi di frutta si possono aggiungere vitamine ma non aromi, né, come già detto, zuccheri. Queste bevande, è importante sottolinearlo, contengono comunque una quota significativa di zuccheri derivati direttamente dalla frutta con cui sono preparate, per cui vanno consumate con frequenza occasionale proprio come qualsiasi altra bevanda dolce.

Bicchieri con succo di frutta

Foto: Canva

4. Frullati

E i frullati? In questo caso, stando sempre alla classificazione del Crea, si tratta di prodotti composti da purea, frutta frullata e succhi con polpa non finemente suddivisa. «I frullati mantengono il contenuto di fibra del frutto, ma non possiedono più una cosa molto importante: la masticazione che dona sazietà – chiarisce Bernardini – Inoltre, un bicchiere di frullato contiene molta più frutta di quella che si potrebbe mangiare masticandola. E quindi anche più calorie».

Succhi, frullati e bevande

Foto: Canva

Concludendo…

Il rischio, in altri termini, è d’ingerire troppi zuccheri senza ottenerne “in cambio” sazietà e appagamento, nonché gli altri benefici sulla salute garantiti dall’apporto di fibre, come la regolazione del transito intestinale e la prevenzione di malattie come il cancro del colon retto. Un discorso che diventa ancora più importante per quanto riguarda le bevande a base di frutta con aggiunta di zuccheri.

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E il consiglio è sempre lo stesso: attenersi alle Linee guida del Crea per una sana alimentazione, senza demonizzare alcun tipo di alimento ma esercitando buon senso e consapevolezza. Che preferiate una spremuta d’arancia, un succo di pesca o un frullato di pera, insomma, l’importante è tenere a mente che si tratta di prodotti da assumere con moderazione, verificandone la qualità complessiva e la quantità di zuccheri.

Succhi, frullati e bevande: una famiglia beve del succo di frutta

Foto: LightFieldStudios/Getty Images

E che in alcun modo possono sostituire il ruolo preziosissimo della frutta “intera” nella nostra alimentazione quotidiana.

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