Tutto è reversibile, se progettato bene. Anche un edificio
Letizia Palmisano

Tutto è reversibile, se progettato bene. Anche un edificio

Strutture pensate per mutare le proprie funzioni ed essere eventualmente disassemblate, contenendo gli sprechi e allungando il proprio ciclo di vita. Scopriamo un’altra parola chiave della sostenibilità e delle sue declinazioni in campo architettonico

Letizia Palmisano 29 Gennaio 2024

Il vocabolario è la cassetta degli attrezzi per eccellenza di chi fa informazione e divulgazione. Tra i termini che non possono mancare in un eco-vocabolario c’è “reversibile”, una parola che descrive la capacità di un oggetto di riassumere il proprio stato originario dopo essere stato modificato. Chi ha reminiscenze di fisica, probabilmente ricorderà gli studi legati alla possibilità (o meno) che un processo si trasformi o torni alle condizioni iniziali. Quando si parla di ecologia, questa espressione può avere diversi utilizzi e stavolta ci occupiamo di un ambito particolare: l’architettura reversibile che, mantiene nel tempo la flessibilità strutturale e funzionale degli edifici.

 

Una fase dello sviluppo del Buga Wood Pavilion di Heilbronn, in Germania (Foto: www.parametric-architecture.com)

Una fase dello sviluppo del Buga Wood Pavilion di Heilbronn, in Germania (Foto: www.parametric-architecture.com)

Grazie a questo approccio infatti si possono trasformare, ampliare o restringere gli spazi costruiti senza la necessità di eseguire opere di demolizione e ricostruzione.

Costruzioni energivore

Ad oggi si stima che in Europa gli edifici siano responsabili del 40% del consumo finale di energia e del 36% delle emissioni di gas serra ricollegabili alle attività di costruzione, utilizzo, ristrutturazione e demolizione. Costruire e distruggere (anche solo per modificare parzialmente all’interno o all’esterno un immobile) richiede un elevato consumo di risorse naturali. In un’epoca nella quale le risorse sono (sempre più) limitate, diventano fondamentali la loro gestione e l’abilità di adattarsi alle mutevoli esigenze senza spreco di materiali ed energia.

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Per ridurre l’impatto ambientale degli edifici bisogna quindi riprogettare le diverse fasi della costruzione (e della demolizione). Tuttavia se una maglia di pura lana o cotone può tornare ad essere gomitolo, se utilizzando le lattine si può realizzare una bicicletta, quando parliamo di costruzioni cosa si intende per reversibilità?

 

Edilizia reversibile

Foto: Freepik

Funzioni su misura

Nel caso dell’architettura, gli edifici si definiscono reversibili quando vengono progettati per essere versatili ed adattabili. Ciò significa che possono cambiare funzione o dimensione in base alle esigenze di chi vive e lavora al loro interno, garantendo una lunga vita utile e riducendo la necessità di nuove costruzioni. Modularità e flessibilità diventano quindi componenti strategiche, consentendo agli spazi di evolversi senza interventi invasivi e riducendo al minimo gli scarti e gli sprechi.

Guarda il video sul progetto del Buga Wood Pavillon

 

Design circolare

L’architettura reversibile è quindi, a tutti gli effetti, un’applicazione concreta dei principi dell’economia circolare, visto che ogni elemento costruttivo è pensato per essere smontato e riutilizzato. Questo approccio contrasta sia l’obsolescenza funzionale che quella percepita (legata alle mode e ai gusti) degli edifici e promuove un modello di consumo che mira alla riduzione, al riuso e al riciclo anche degli immobili già costruiti.

Esempi polifunzionali

Già oggi le strutture reversibili costituiscono una realtà grazie a costruzioni pensate per un uso temporaneo. Molti dei padiglioni dell’Expo 2015 di Milano, ad esempio, hanno trovato una seconda vita in diverse parti del mondo. Sicuramente tra i più belli e memorabili si annovera la struttura dell’Azerbaigian che, al termine della manifestazione, è stata trasferita nella capitale azera di Baku dove viene utilizzata come struttura polifunzionale con annesso ristorante.

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Rimanendo all’estero, il Buga Wood Pavilion, realizzato dall’Università di Stuttgart nel 2019, è un vero esempio di economia circolare grazie ad una struttura, resa possibile tramite il sapiente utilizzo della robotica, che può essere montata e smontata in maniera agile e veloce poiché i “tasselli del puzzle tridimensionale” che la compongono sono stati ideati per essere assemblati ad incastro e sono quindi facilmente disassemblabili.

 

Architettura resiliente

Non mancano, però, le strutture realizzate per durare nel tempo. Il Floating Office di Rotterdam, come suggerisce il nome, galleggia letteralmente sul fiume della città ed è stato pensato come esempio di architettura resiliente agli effetti del cambiamento climatico che, nel noto centro olandese, sta creando sempre maggiori problemi legati al livello del mare e del corso d’acqua. Spostandoci nella capitale olandese, il tribunale di Amsterdam è stato costruito utilizzando componentistica prefabbricata, modulare e smontabile.

Un metodo che consente di adattare l’edificio alle future esigenze attraverso una completa trasformazione degli spazi.

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