Anche la distribuzione geografica dei serpenti velenosi potrebbe modificarsi a causa del riscaldamento globale. E la migrazione di questi rettili, preziosi per l’ecosistema ma problematici per la salute pubblica, potrebbe riguardare regioni impreparate a confrontarsi con questi nuovi ospiti. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato sull’autorevole rivista The Lancet Planetary Health, che ha simulato la diffusione sul pianeta di 209 specie di serpenti che causano emergenze mediche per capire dove potrebbero trovare condizioni climatiche favorevoli entro il 2070.
Calore insopportabile
Il quadro che ne deriva è piuttosto preoccupante: l’areale di molte specie velenose si ridurrà insieme alla perdita degli ecosistemi tropicali e subtropicali in cui risiedono, potremmo assistere a una migrazione generalizzata verso paesi come Nepal, Niger, Namibia, Cina e Myanmar da aree confinanti che presentano temperature sempre più insopportabili anche per gli animali a sangue freddo. Quindi verso zone con un’elevata densità di popolazione, fortemente rurali e a basso reddito, più vulnerabili all’aumento del numero di morsi di serpente. Inoltre, gli habitat di alcune specie come la vipera del Gabon potrebbero ampliarsi addirittura del 251%.
E anche l’aspide o vipera comune europea e la vipera cornuta potrebbero raddoppiare il proprio areale entro i prossimi cinquant’anni.
Scenario in evoluzione
Al contrario alcuni serpenti, tra cui la vipera selvatica endemica dell’Africa e la vipera delle Americhe, perderanno più del 70% del proprio areale a causa della conversione massiva dei terreni all’agricoltura e all’allevamento. Altre specie potrebbero adattarsi alle zone coltivate, cibandosi di roditori. Uno scenario complesso che Pablo Ariel Martinez, fra gli autori dello studio, ricercatore presso l’Universidade Federal de Sergipe, in Brasile, commenta cosi:
«La comparsa di serpenti velenosi in nuovi contesti è un campanello d’allarme che ci induce a capire come proteggere noi stessi e il nostro ambiente».
Rischio dimenticato
L’avvelenamento da morsi di serpente, ricorda lo studio, è stato classificato dall’Oms come una malattia tropicale trascurata. Si stima, infatti, che ogni anno tra 81.000 e 138.000 persone muoiano e circa 400.000 rimangano con disabilità permanenti a causa dei morsi di serpente, principalmente nell’Asia orientale, nell’Africa sub-sahariana e nella regione neotropicale.
Il fenomeno colpisce soprattutto agricoltori e giovani lavoratori rurali nei paesi a basso reddito, inoltre l’avvelenamento da morsi di serpente è una questione veterinaria cruciale: è associato a gravi perdite di bestiame, che provocano gravi conseguenze economiche e peggiorano la crisi alimentare per le famiglie e le comunità nelle aree rurali più povere.