Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato, proprio alla fine del 2023, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc). Dopo oltre 6 anni dalla prima bozza, l’approvazione rappresenta un momento fondamentale verso una strategia significativa nel contrasto alla crisi climatica nel nostro Paese, a ogni livello decisionale.
Il prezzo dei fenomeni estremi
Il Piano è suddiviso in diverse sezioni tra cui la legislazione di riferimento, gli impatti dei cambiamenti climatici in Italia e le vulnerabilità dei vari settori. Vi si legge che a causa della crisi climatica il nostro paese «rischia di pagare un prezzo altissimo in termini di capacità produttiva, perdita di Pil e di posti di lavoro». L’Italia vanta, ad esempio, rispetto agli altri Paesi europei, «il triste primato del valore economico delle perdite subite» a causa degli eventi meteo estremi negli ultimi quarant’anni, perdite stimate fra i 74 e i 90 miliardi di euro.
Inoltre il Piano sottolinea che siccità e scarsità d’acqua andranno aumentando in diverse regioni, generando «seri problemi di accesso all’acqua potabile» e così via.
Livelli di applicazione
Il Piano elenca 361 possibili azioni da intraprendere in vari settori (risorse idriche, dissesto idrogeologico, foreste, zone costiere, insediamenti urbani, agricoltura, pesca, sanità, energia, trasporti e altre ancora) più una serie di indicazioni per integrarle nella pianificazione territoriale locale e regionale. Le azioni si differenziano secondo tre diversi livelli di applicazione: le azioni soft non comprendono interventi materiali ma informativi, organizzativi e partecipativi, le green sono interventi “nature-based”, le grey prevedono interventi infrastrutturali.
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Governance e formazione
Una delle prime azioni da avviare, entro il 21 marzo, è la definizione di una struttura di governance nazionale, di coordinamento tra i vari livelli di amministrazione territoriale e gli ambiti di intervento, nonché l’istituzione dell’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, composto dai rappresentanti delle Regioni e degli enti locali, per individuare le priorità territoriali e settoriali e monitorare l’efficacia delle azioni intraprese.
Accanto all’Osservatorio, un forum permanente per la promuovere l’informazione, la formazione e la capacità decisionale dei cittadini e dei portatori di interesse, organo consultivo dell’Osservatorio.
Il commento delle associazioni
Organizzazioni come Wwf, Legambiente e ASviS (alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) hanno osservato che il Piano manca quasi totalmente di presentare una stima dei costi delle azioni elencate e una indicazione sul loro finanziamento. Come conferma Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile:
![Enrico Giovannini](https://cdn.statically.io/img/terraneamagazine.it/wp-content/uploads/Enrico-Giovannini-jpg.webp?quality=80&f=auto)
Foto: Asvis
«Bisogna valutare se e come gli investimenti previsti dal Pnrr o quelli finanziati da altri strumenti, come i fondi europei e nazionali per la coesione, possano contribuire alla realizzazione del Piano».