Clima, territorio, eventi estremi. Facciamo chiarezza
Scienza

Clima, territorio, eventi estremi. Facciamo chiarezza

Le emergenze meteo, comprese quelle degli ultimi giorni, sono sempre più frequenti, distribuite su diversi territori e difficili da prevedere. Un’analisi dei dati su questo fenomeno che va ben oltre il nostro paese. E che richiede una nuova cultura dell’adattamento

Marco Talluri 28 Ottobre 2024

La cronaca riporta sempre più spesso, in diverse stagioni dell’anno, eventi alluvionali in molteplici zone d’Italia, con conseguenze disastrose per le comunità interessate: gli esempi della scorsa settimana sono soltanto i più recenti. Molti cercano un unico “colpevole”, quasi un “capro espiatorio”, per quanto accade.

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Eppure, come scriveva qualche mese fa il geologo Nicola Casagli dell’Università di Firenze, le cause sono chiare: «Il dissesto idrogeologico, in Italia come altrove, è causato dalla micidiale combinazione di due fattori egualmente importanti: il cambiamento climatico, che intensifica gli eventi meteorologici estremi, e l’urbanizzazione incontrollata del territorio, che aumenta gli elementi esposti a rischio e la loro vulnerabilità, oltre alla progressiva impermeabilizzazione del suolo».

Clima, territorio, eventi estremi. L'alluvione in Emilia Romagna

Foto: Vigili del Fuoco

Proviamo perciò a condividere alcuni dati utili a comprendere cause e rimedi per questo scenario che va ben oltre il nostro paese.

Il punto sulle emissioni

La comunità scientifica internazionale denuncia da decenni l’aumento dei gas serra che causano il riscaldamento globale. I dati della National Oceanic and Atmospheric Administration riportano che nel 2023 le concentrazioni di CO2 hanno raggiunto le 422 parti per milione. La World Meteorological Organization conferma che le concentrazioni medie globali di questo composto siano ormai per il 50% al di sopra dell’era preindustriale. È quindi essenziale ridurre queste emissioni, attraverso un processo d’innovazione che interessi tutti i settori produttivi, per raggiungere la “neutralità climatica”.

La concentrazione di CO2 in atmosfera negli ultimi 60 anni e durante l'ultimo quadriennio.

La concentrazione di CO2 in atmosfera negli ultimi 60 anni e durante l’ultimo quadriennio. Fonte: Osservatorio di Mauna Loa, Nooa

Record termico

Intanto le temperature globali crescono. Secondo il Copernicus Climate Change Service quella degli ultimi dodici mesi è stata di 1,62°C sopra la media del periodo 1850-1900. E il 2024 sarà quasi certamente l’anno più caldo mai registrato. Anche il mare si surriscalda, ad esempio durante la scorsa estate sul Mediterraneo si sono registrate temperature intorno ai 30°C.

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Tutto questo crea le condizioni perché si manifestino sempre più eventi estremi, ovvero inondazioni, ondate di calore o siccità, come rileva l’Agenzia Europea per l’Ambiente. Rientrano in questa categoria le precipitazioni che riversano in poche ore 100, 200 e più millimetri d’acqua.

Terreno arido a causa della siccità

Fonte: Shotbydave / Getty Images

Fragile Italia

Ma qual è lo stato del territorio esposto a queste precipitazioni? L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) fornisce dati sulle aree a rischio idrogeologico in Italia, basandosi sul “tempo di ritorno”, cioè sulla frequenza con cui si ripetono eventi piovosi intensi.

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Queste stime però, a causa del cambiamento climatico, sono sempre più incerte: piogge secolari ora possono ripetersi nel giro di poche settimane. E secondo l’ultimo rapporto Ispra, 2,5 milioni di persone vivono in aree a rischio alluvione elevato, e 3 milioni in zone a rischio frana. In quasi 400 comuni italiani le aree a rischio alluvione elevato sono più di un quarto del territorio.

Risposte possibili

E allora, come rispondere a tutto questo? Innanzitutto, adottando delle misure che permettano di attenuare gli effetti. Le Autorità di Bacino Distrettuali, secondo la Direttiva europea “Alluvioni”, devono elaborare il Piano di gestione del rischio di alluvioni. Tra le opere possibili ci sono le casse di espansione, che riducono i picchi delle inondazioni. Uno studio del progetto europeo Peseta IV stima che ogni euro investito possa evitare danni per un valore fino a 3,5 euro. Anche l’impermeabilizzazione degli edifici è utile nelle aree a rischio, contribuendo a ridurre gli impatti quando la prevenzione non è sufficiente.

Clima, territorio, eventi estremi: infografica del progetto Peseta IV su possibili forme di adattamento

Fonte: Joint Research Centre, progetto Peseta IV

Fermare il consumo di suolo

L’Ispra pubblica anche i dati sul consumo di suolo in tutti i comuni italiani. Si continua a impermeabilizzare il territorio causando la perdita, spesso irreversibile, di aree naturali e agricole. Si è costruito anche in zone dove i corsi d’acqua si espandevano naturalmente (aree golenali), ridotte con argini artificiali, tutto questo costituisce una concausa delle alluvioni. In città come Milano e Bologna, alcune decisioni passate, come il “tombamento” di piccoli corsi d’acqua, hanno aggravato la situazione. Da anni, in Parlamento sono ferme proposte di legge per limitare il consumo di nuovo suolo, privilegiando il recupero degli edifici esistenti.

Consulta l’Ecotlante dell’Ispra

Proteggere il reticolo idraulico

Con l’urbanizzazione in Italia dalla seconda metà del ‘900, si è assistito all’abbandono delle campagne e delle zone collinari o montane. Queste aree, non più coltivate, accelerano il deflusso dell’acqua verso le zone urbanizzate. Politiche per un “ripopolamento” delle zone abbandonate potrebbero ridurre i rischi alluvionali.

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Inoltre i reticoli idraulici necessitano di manutenzione costante e controllare gli argini fluviali è fondamentale, poiché la loro rottura spesso causa esondazioni. Tuttavia, è illusorio pensare che queste misure possano prevenire completamente eventi alluvionali nell’attuale contesto climatico.

Gli argini dell'Arno a Firenze.

Gli argini dell’Arno a Firenze. Foto: Foaloce/Getty Images

Educare alla resilienza

Occorre quindi prendersi cura del territorio, limitare il consumo di suolo, realizzare opere idrauliche che permettano di ammortizzare gli effetti delle precipitazioni, aumentare il verde per contenere le ondate di calore. Tutto ciò richiede risorse economiche ingenti, ma indispensabili se vogliamo evitare che i disastri e i lutti diventino sempre più protagonisti della cronaca. Anche la responsabilità individuale è importante: formando le nuove generazioni a essere custodi del proprio ambiente, educando alla gestione del rischio.

Ed evolvendoci verso metodi produttivi e stili di vita che permettano, in tempo utile, di ripristinare gli equilibri del Pianeta.

Clima, territorio, eventi estremi: una volontaria durante l'alluvione di Forlì del 2023

Uno scatto di Silvia Camporesi durante l’alluvione del 2023 a Forlì

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