Il microbiota, questo sconosciuto. Che cos’è, a cosa serve. E come proteggerlo Foto: Canva
Beatrice Margani

Il microbiota, questo sconosciuto. Che cos’è, a cosa serve. E come proteggerlo

Il nostro intestino è abitato da decine di migliaia di miliardi di batteri che si formano già dalla nostra nascita. Esploriamo insieme questo complesso e delicato microcosmo, che arriva a pesare complessivamente oltre 1 kg e mezzo. Per conoscerne gli equilibri e capire come mantenerlo sano

Beatrice Margani 4 Marzo 2024

È come un vero e proprio organo, composto da decine di migliaia di miliardi di microbi che arrivano a pesare oltre 1 kg e mezzo in un adulto. Si chiama “microbiota” e al suo interno si trovano in massima parte batteri che popolano l’intestino dell’uomo insieme alle sostanze che producono: vitamine, ormoni, neurotrasmettitori, enzimi… Questi microorganismi interagiscono con le cellule, con i geni, con il cibo ingerito e con le funzioni metaboliche. Il “microbioma” invece è il genoma di questi microorganismi, composto da circa 3 milioni di geni, cioè 150 volte quelli dell’uomo che li ospita.

Microbiota, rappresentazione grafica del corpo umano con i batteri al suo interno

L’interazione fra uomo e microbiota, insomma, è molto complessa. Perciò dobbiamo conoscerlo per mantenerlo “sano”.

 

Microbiota, rappresentazione grafica del corpo umano con i batteri al suo interno

Foto: Science photo library

Cosa contiene

Il microbiota è costituito principalmente da batteri, funghi, virus e protozoi. Ma è un puzzle molto difficile da comporre perché molti microorganismi non li conosciamo e non sono riproducibili in laboratorio. Costituisce una sorta di carta d’identità di ognuno di noi, determinata da ciò che mangiamo, dall’ambiente in cui viviamo e dai primi batteri che ci colonizzano alla nascita.

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I batteri hanno le stesse funzioni in ogni individuo e risiedono per la maggior parte nell’ultimo tratto del sistema gastro-intestinale (quelli che popolano stomaco e primo tratto dell’intestino sono pochi, nelle persone sane, ma hanno un importante ruolo nell’immunità). Dal colon in poi, l’ambiente è più favorevole e aumenta il numero di microbi che ci vivono.

 

Microbi osservati sul vetrino, microbiota

Foto: Getty Images

Il cibo che mangiamo è anche il loro nutrimento: grazie alla fermentazione che operano.

Come si forma

Alla base c’è il Dna. Si è visto, infatti, che gemelli omozigoti hanno un microbiota più simile rispetto ad eterozigoti e ancor di più rispetto a fratelli o sorelle. Nel momento della nascita comincia a formarsi la popolazione batterica specifica di ognuno: dipende anche dal modo in cui si nasce, se con parto naturale o cesareo. Poi dal tipo di allattamento, se con latte materno o artificiale. In ogni caso il microbiota si stabilizza dalla quarta settimana di vita fino all’inizio dello svezzamento, proprio perché è influenzato da ciò con cui veniamo in contatto e nei primi mesi di vita sono i famigliari, il latte e gli eventuali animali domestici.

 

Un bambino allatta al seno della madre

Foto: Javier Gutiérrez Barreto

Come si evolve

Verso i due o tre anni la popolazione batterica che ritroviamo nell’intestino di un bimbo non è molto diversa da quella di un adulto, ma continuerà a cambiare durante tutto l’arco della vita. Queste modifiche avverranno in funzione di ciò che mangia, del luogo in cui vive, dell’acqua che beve, del fumo che aspira, dello sport che pratica, dei farmaci che assume (in particolare gli antibiotici). In particolare, c’è una relazione bidirezionale virtuosa: i batteri del microbiota ci permettono di ottenere energia da certi nutrienti, ma quel che mettiamo in tavola o nel panino influisce sulla composizione del microbiota stesso e quindi sulla “digestione”.

 

Una forchetta con del cibo in primo piano

Foto: Halfpoint

Sono sufficienti 24 ore per influenzare con l’alimentazione il microbiota

A cosa serve

Prima di tutto ci aiuta nella digestione. Infatti i batteri fermentano sia le sostanze naturalmente presenti nell’intestino, sia quelle negli alimenti. In questo modo producono acidi grassi a catena corta (acido propionico, acido acetico, acido butirrico) fornendo oltre la metà dell’energia necessaria per il colon che sono usati anche da fegato, cervello e muscoli. A livello intestinale questi batteri influiscono sulla motilità e sulla salute della mucosa e hanno un’azione antinfiammatoria locale.

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Inoltre il microbiota produce un effetto barriera contro altri batteri che causano malattie, previene infatti la colonizzazione di microorganismi patogeni e produce batteriocine (proteine con effetto batteriostatico). Aiutano inoltre nella produzione di vitamine B8, B9 K. Infine influiscono sul bilanciamento del colesterolo, del glucosio, sugli acidi biliari e sull’attività del sistema immunitario.

 

Gli effetti sui neuroni

Negli ultimi anni si è scoperto che i batteri intestinali producono anche ormoni e molecole con attività neurochimica. Attraverso dopamina, serotonina, acido-gamma-amino-butirrico (Gaba), acetilcolina e noradrenalina il microbiota influenza l’attività dei neuroni: da qui gli studi sull’asse intestino-cervello, su come l’intestino può influenzare il tono dell’umore e viceversa. Ma sono in corso studi anche su patologie molto importanti come la schizofrenia, la sindrome di Asperger e l’autismo.

 

Un uomo con sintomi di ansia e stress

Foto: Getty Images

Biodiversità a rischio

In certi casi, i cambiamenti posso portare ad un’alterazione marcata della flora batterica e delle sostanze prodotte: in questo caso parliamo di “disbiosi”, cioè di una marcata instabilità e di una diminuzione della biodiversità. In questi casi possono prevalere ceppi pro-infiammatori (come l’Escherichia coli) e diminuire quelli antinfiammatori. Questo stato è associato alla sindrome dell’intestino irritabile, ad allergie ma anche alla sindrome metabolica e all’obesità (alcuni ceppi sembrano essere associati ad alcuni tipi di cancro). Per alcune gravi patologie gastrointestinali si ricorre al trapianto di microbiota.

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I fattori che possono determinare questo squilibrio sono molteplici. A partire da una dieta a base di troppi zuccheri semplici, troppi grassi, troppe proteine animali, troppi prodotti raffinati. Quindi l’assunzione di alcun farmaci come gli  antibiotici, gli antinfiammatori o i lassativi. Incidono molto anche stress e ansia. Infine le infezioni intestinali, le gastroenteriti, la parassitosi e le malattie infettive.

 

Rappresentazione in 3d della flora batterica

Foto: Troyanphotos

Sei consigli per proteggerlo

Bisognerebbe quindi mantenere o riportare il microbiota in uno stato di eubiosi, correggendo alimentazione e stile di vita, anche utilizzando i giusti prebiotici e probiotici. Dal punto di vista alimentare bisogna perciò:

  • Introdurre le giuste quantità di frutta e verdura quotidianamente, perché le fibre sono il nutrimento dei “batteri buoni”
  • Evitare l’eccesso di prodotti raffinati, introducendo con regolarità i prodotti integrali
  • Ridurre il più possibile i prodotti industriali (anche quelli vegetariani e vegani) perché possono contenere additivi e conservanti che influenzano il microbiota, da qui l’importanza di leggere sempre la lista ingredienti
  • Abbattere l’eccesso di grassi e di proteine
  • Assumere quotidianamente una giusta quantità di acqua
  • Usare anche prodotti fermentati, contengono appunto i batteri che producono la fermentazione.
Microbiota, una ragazza felice per la propria buona salute intestinale

Foto: Africa images

È quindi fondamentale che ci alimentiamo in maniera corretta ed equilibrata per mantenere in salute quel microcosmo che portiamo dentro di noi, il nostro microbiota.

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