Ormai è sempre più chiaro come il riscaldamento globale sia una delle più grandi emergenze che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi anni. Se ne discute proprio in questi giorni a Baku, la capitale dell’Azerbaigian, dove si svolge la Cop29, vale a dire la Conferenza annuale dell’Onu sul clima. L’aumento delle temperature, i fenomeni estremi, l’innalzamento dei livelli dei mari e la fusione dei ghiacciai d’altro canto sono evidenti, con le conseguenze che questi comportano sui territori.
Invece su si parla poco degli effetti che il global warming può avere sulla salute umana.
Ecosistema fragile
La Terra è un ecosistema complesso, reso fragile e instabile dalla costante interferenza delle attività umane e ogni alterazione produce conseguenze come, ad esempio, l’arrivo sempre più frequente di ondate di calore. Notti tropicali e picchi di caldo estremo vanno a impattare direttamente sulla salute dei più fragili. A causa delle ondate di calore, infatti, sono in aumento i dati relativi alla mortalità per le fasce più deboli come anziani, bambini o malati.
Il caldo incide anche sull’incremento delle malattie cardiovascolari: infarto, ictus e altri tipi di eventi cardiaci gravi possono essere, infatti, provocati anche dalle difficoltà incontrate dall’organismo a far fronte a periodi prolungati di temperature elevate.
Patologie dai tropici
Bisogna inoltre prendere in considerazione anche l’impatto che i cambiamenti climatici avranno sulla diffusione di nuove e vecchie malattie infettive e tropicali. I ricercatori puntano il dito in particolare su due patologie, trasmesse in buona parte da zanzare e zecche (che stanno aumentando di numero e areale a causa del clima), come la febbre dengue e la malaria. Vengono segnalati in aumento anche i casi di leishmaniosi e di malattia di Lyme.
Pollini in viaggio
Anche allergie e asma stanno aumentando: l’incremento delle temperature sta portando a cambiamenti nella fioritura delle piante e nella diffusione dei pollini, con effetti negativi sia per i soggetti sensibili che per gli asmatici. Per non parlare dell’ambrosia, una specie vegetale capace di produrre più pollini se esposta ad alti livelli di anidride carbonica o CO2.
Zombie del permafrost
Nuove malattie potrebbero anche derivare dalla fusione del permafrost, il ghiaccio perenne delle zone artiche del Pianeta. Patologie del tutto inedite per l’uomo, in realtà causate da agenti infettanti antichissimi: virus e batteri rimasti per millenni intrappolati sotto una fitta coltre di ghiaccio. Ma quali sono i rischi? Fino a poco tempo fa, la possibile ricomparsa di infettanti millenari appariva solo uno scenario teorico.
Ora arriva però la conferma da parte della scienza: un gruppo di ricercatori non solo è riuscito a isolare un vecchio virus, ma anche a infettare con esso un organismo unicellulare all’interno di un laboratorio. Gli scienziati li hanno ribattezzati virus “zombie”, poiché in grado di tornare in vita. Dopo essere rimasti intrappolati per millenni nel ghiaccio, questi agenti infettanti – alcuni dei quali anche di 60.000 anni fa – potrebbero tornare in superficie a causa dei cambiamenti climatici, con delle conseguenze difficili da quantificare per l’uomo.
Cambiamento possibile
L’errore più grave è quello di credere di essere al riparo dai cambiamenti climatici, magari perché non ci troviamo in una zona particolarmente soggetta a rischio idrogeologico. Il riscaldamento globale ci colpisce in molti modi e nessuno può dirsi davvero al sicuro.
Meglio quindi rimboccarsi le maniche e iniziare a vivere davvero in maniera sostenibile.