Vi siete mai chiesti quali siano i cibi che inquinano di più per essere prodotti? È un aspetto sul quale ci si concentra di rado, eppure la produzione di cibo rappresenta una delle cause di maggior inquinamento ambientale a livello mondiale.
La gran parte della filiera alimentare globale infatti non è sostenibile, sia perché si cerca di produrre sempre di più al più basso costo possibile, sia perché vi sono enormi danni alle risorse naturali. Oltre alle sempre maggiori emissioni di gas climalteranti, l’universo alimentare è anche responsabile di altri danni ambientali.
Qualche esempio?
- Massiccia deforestazione, poiché la distruzione delle foreste è spesso funzionale alla creazione di campi coltivati o allevamenti
- Diffusione di contaminanti nel suolo e nell’acqua, dato il grande ricorso a insetticidi, funghicidi ed erbicidi di origine sintetica
- Emissioni per il trasporto degli alimenti, spesso da una parte all’altra del globo
- Aumento dell’inquinamento da plastica, per via del packaging.
La classifica dell’impatto
Purtroppo, non è semplice valutare l’impatto di questi fattori singolarmente. Per questa ragione, la maggior parte degli studi si concentra soltanto sulle emissioni di CO2, senza entrare troppo nel dettaglio delle altre forme di depauperamento ambientale. Grazie a queste ricerche, è possibile quindi stilare una classifica degli alimenti calcolando l’anidride carbonica emessa su tutto il ciclo di produzione, ovvero:
- Le emissioni dovute alla modifica del suolo, ad esempio per adattarlo alla coltivazione e all’allevamento
- Quelle dovute alla produzione di mangimi e foraggio per gli animali
- I gas emessi durante la lavorazione delle materie prime
- Le emissioni dovute al trasporto e quelle legate al packaging e alle attività di vendita al dettaglio.
I ricercatori hanno calcolato così la quantità di anidride carbonica emessa per ogni chilogrammo di alimento prodotto:
L’impatto sulle foreste
Non stupisce che in cima alla classifica ci siano le carni. I grandi allevamenti di manzo, soprattutto in America Latina, vengono realizzati a discapito delle foreste, rase al suolo per far spazio ad allevamenti o a campi coltivati a soia e mais ogm che servono a nutrire gli allevamenti intensivi di tutto il mondo. Una situazione simile a quella che si verifica nel Sudest Asiatico, in particolare in Indonesia, dove le foreste tropicali stanno sempre più scomparendo per far spazio a monocolture di palma da olio.
L’impatto della produzione di latticini segue lo stesso andamento, sempre con danni da deforestazione in particolare in America Latina, mentre per cioccolato e caffè le maggiori emissioni non derivano tanto dalle coltivazioni, quanto dai trasporti.
Cosa fare?
Ma come ridurre il nostro impatto ambientale? Innanzitutto, prediligere il consumo di alimenti a chilometro il più vicino possibile allo zero, per limitare le emissioni dovute ai trasporti. Dopodiché, limitare la carne nella dieta e prodotta solo da animali al pascolo o alimentati con mangimi bio (e che non usano ogm, principale causa della deforestazione in Amazzonia), secondo i criteri del maggior benessere animale.
Favorire inoltre un’alimentazione maggiormente vegetale, biologica e nel rispetto della stagionalità. E infine, quando ci si reca a fare la spesa, è sempre utile preferire prodotti sfusi, così da limitare l’impatto ambientale del packaging.
Tutte piccole abitudini che faranno bene alla nostra salute e possono ridurre l’impatto ambientale della nostra tavola!