La bella stagione ormai è alle porte e il rischio che sia siccitosa, viste le tendenze degli ultimi anni, incombe. Ricorderete infatti come già a febbraio in Catalogna si parlasse di emergenza siccità e di misure straordinarie, razionamenti e tanti altri disagi. Il problema, come al solito, è complesso e rispecchia la crisi climatica che si fa sentire.
Tutti noi, al cospetto di questioni tanto importanti, siamo chiamati a ripensare le nostre abitudini. Nella speranza che anche le istituzioni e i settori produttivi s’impegnino per ridurre il nostro impatto sugli ecosistemi.
E il caso di Cape Town, in Sudafrica, dimostra come il metodo del “nudge” possa indurre un approccio sistemico e produrre risultati significativi anche al cospetto della crisi idrica.
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Dighe a secco
Ma ripercorriamo innanzitutto le tappe di questa vicenda. Nel 2014 le dighe della città, nel Western Cape, erano piene. Con l’aggravarsi della siccità però di anno in anno i livelli si erano gravemente abbassati. La crisi era iniziata nel giugno del 2015: da allora le precipitazioni erano scese tra il 50 e il 70% della media a lungo termine. Fino a quando, nel gennaio 2018, non rimanevano che tre mesi di scorte: il Day Zero, vale a dire il giorno in cui le dighe sarebbero scese sotto il 13,5% della propria capacità, lasciando la maggior parte della città all’asciutto, era annunciato per il 21 aprile dello stesso anno. A quel tempo Cape Town aveva poco più di 4 milioni di abitanti e la ripartizione nell’uso dell’acqua mostrava chiare disuguaglianze tra chi viveva in abitazioni che usavano due terzi dell’acqua disponibile e gli abitanti degli insediamenti informali con molto meno accesso.
Piano di resilienza
Già nell’agosto 2017, il sindaco di Cape Town, Patricia de Lille, aveva presentato il Piano per la resilienza idrica della città, che descriveva in dettaglio le iniziative da mettere in campo secondo approcci tradizionali. Comprendeva misure punitive, insieme a dispositivi di restrizione idrica obbligatori per chi non rispettava le regole, da installare a spese del proprietario. Un mese dopo ne furono emanate di ulteriori, multe comprese. Ma i residenti non ottemperavano pienamente alle richieste del Comune tanto che la prima cittadina rilasciò un comunicato stampa, il 18 gennaio 2018, dal tenore piuttosto chiaro:
«È incredibile come la maggioranza delle persone ci stia mandando tutti a capofitto verso il Day Zero. A questo punto dobbiamo presumere che non cambieranno il loro comportamento».
Cambio di marcia
Fortunatamente, non si è arrivati a questo. La città riuscì a sviluppare una campagna di comunicazione e coinvolgimento dei cittadini ispirata al metodo del cambiamento gentile, il nudge, che si articolava in diversi step:
- Messaggi ben distribuiti tramite manifesti in tutta la città e di facile comprensione con indicazioni specifiche sui consumi massimi di acqua per le docce (10 litri) e gli scarichi (9 litri)
- Riconoscimento del buon comportamento dei singoli i cui nomi furono evidenziati sul sito web del comune.
- Creazione di una mappa dell’acqua, a cura dell’Environmental Policy Research Unit (Epru) dell’Università di Cape Town: uno strumento online che permetteva di attribuire riconoscimenti pubblici alle utenze virtuose tramite un pallino verde chiaro (per famiglia e per mese) alle famiglie che utilizzavano non più di seimila litri al mese di acqua e un pallino verde scuro per quelle che non andavano sopra i 10.500 litri al mese. La mappa mostrava anche il confronto tra l’uso dell’acqua da parte dei residenti e quello dei vicini e il consumo di un sobborgo rispetto a un altro.
- Lettere del sindaco alle singole famiglie che utilizzavano più del dovuto tramite le quali chiedeva loro di contenere l’uso e comportarsi meglio.
We’ve reached a point of no return. 60% of Capetonians are callously using more than 87litres per day. Day Zero is now likely.Punitive tariff to force high users to reduce demand. 50litres per person per day for the next 150 days – Drought Charge likely to be scrapped by Council. pic.twitter.com/pmsn06U9Iy
— Patricia de Lille (@PatriciaDeLille) January 18, 2018
Tecnologia e comportamento
Il governo della provincia, le Università di Stellenbosch e Cape Town, Shoprite (una grande rete di supermarket in Sudafrica), la stazione radiofonica Cape Talk e l’impresa BridgIoT, specializzata nello sviluppo di soluzioni per l’“internet delle cose”, hanno unito le forze per promuovere il risparmio idrico fra la popolazione.
Le attività si concentrarono su interventi comportamentali grazie ai contatori d’acqua intelligenti denominati Dropula, progettati da Thinus Booysen, ingegnere e docente dell’Università di Stellenbosch, che hanno anche permesso di lanciare delle gare sul risparmio d’acqua tra le scuole. Così la combinazione fra innovazione tecnologica, sensibilizzazione sociale, approccio ludico nel contenimento dei consumi ha permesso di mettere affrontare la situazione in termini sistemici.
Pericolo scampato
Nel frattempo gli economisti comportamentali dell’Epru hanno monitorato il comportamento di 400.000 famiglie che vivevano in case indipendenti nelle diverse aree della città, dimostrando come avessero dimezzato i propri consumi. Il risultato? Grazie a queste misure nel marzo 2018 il governo metropolitano di Cape Town ha annunciato che il “Day Zero” era finalmente scongiurato.
E da quell’esperienza è nato anche un libro, “Day Zero, One City’s Response to a Record-Breaking Drought”, che potrebbe insegnare molto anche a noi.