Api sentinelle dell’ambiente, la campagna di biomonitoraggio promossa da Conapi L'attività dell'associazione "Facelia - Don't bee scared" di Bari, coinvolta nel progetto
Scienza

Api sentinelle dell’ambiente, la campagna di biomonitoraggio promossa da Conapi

Grazie ai preziosi impollinatori è stato possibile raccogliere informazioni sulla presenza di pesticidi e altri inquinanti in sei città italiane. I risultati del progetto sperimentale realizzato insieme all’Università di Bologna e alle associazioni che gestiscono gli orti urbani

(Foto: Associazione Facelia di Bari)

Francesca Santoro 29 Marzo 2024

Le api e gli altri impollinatori, oltre che preziosi veicoli di riproduzione, sono degli importanti bioindicatori sulla salute dell’ambiente. Proprio per valorizzare questo aspetto il Consorzio nazionale apicoltori (Conapi), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, ha lanciato sette anni fa il progetto “Api, Orti e Verde Urbano”: una campagna di biomonitoraggio che ha coinvolto gli alveari dislocati negli orti urbani gestiti da altrettante associazioni in sei città italiane, vale a dire Torino, Milano, Bologna, Faenza, Roma e Bari.

 

Api nell'alveare

Foto: Getty Images

Scienza e cultura

E proprio pochi giorni fa a San Lazzaro di Savena (Bo), durante il convegno “Il Pianeta, gli insetti e noi, sono stati presentati i risultati di questa esperienza che tiene insieme ricerca scientifica e sensibilizzazione culturale, come ha spiegato Giorgio Baracani, il presidente di Conapi che raccoglie oltre 600 apicoltrici e apicoltori, con circa 100.000 alveari in tutta Italia:

 

Giorgio Baracani, presidente di Conapi

Foto: Conapi

«Il biomonitoraggio e la diffusione di pratiche rispettose per la manutenzione del verde contribuiscono a diffondere comportamenti corretti a salvaguardia della salute degli impollinatori ma anche dei cittadini».

Progetto sperimentale

Il progetto si è basato sulla verifica dello stato di salute delle famiglie di api e della loro mortalità settimanale insieme alle realtà che gestiscono gli orti nelle diverse città, vale a dire l’Officina Verde Tonolli di Torino, la Cascina Biblioteca di Milano, il progetto Dumbo di Bologna, il circolo Legambiente di Faenza, l’associazione Facelia di Bari e anche il Museo delle Civiltà di Roma, che ospita un apiario sul proprio tetto.  Inoltre sono stati rilevati eventuali residui di pesticidi e la presenza di metalli pesanti in campioni di api bottinatrici e miele giovane (non destinato all’alimentazione) prelevati in estate e in autunno.

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Un progetto complesso, insomma, di cui Claudio Porrini e Lucia Lenzi del Distal dell’Università di Bologna, hanno illustrato i risultati confermando come questo metodo, nonostante la sua dimensione sperimentale e la ristrettezza dei punti di rilevazione, permetta di rilevare prontamente le alterazioni positive e negative che si verificano nell’ambiente.

Guarda il video del progetto Life4pollinators presentato durante il convegno

Livelli critici

Dall’osservazione dei dati lungo tutto il periodo sperimentale, risulta molto evidente il calo delle contaminazioni tra il 2020 e il 2021, riconducibile alla riduzione delle attività umane per contenere la diffusione del Covid. Negli anni successivi la presenza dei contaminanti è però tornata ai livelli precedenti. I livelli critici di mortalità delle api sono stati superati a Bologna nel 2018, a Bari e Milano nel 2019, a Faenza nel 2022 e nel 2023. Nel 2019 l’analisi chimica eseguita sui campioni di api morte a Milano e Bari ha rilevato residui di glifosate, mentre nell’ultimo episodio, a Faenza nel 2023, sono stati riscontrati residui di permetrina e acetamiprid.

 

Grafico su: Pesticidi, campioni totali analizzati e campioni positivi durante i sette anni del progetto

Presenza di pesticidi: campioni totali analizzati e campioni positivi durante i sette anni del progetto (Fonte: Conapi)

Pesticidi in aumento

Nei campioni di routine di api “bottinatrici” e di miele “giovane” le analisi hanno messo in evidenza la presenza di glifosate a Milano nel 2017, a Bologna nel 2018, a Torino, Milano, Bologna e Bari nel 2019, infine a Torino, Milano e Bologna nel 2022. Nell’ultimo anno (il 2023) i dati mostrano un notevole incremento del numero di residui di pesticidi e della loro tipologia: dal 20,8% di campioni positivi con un solo tipo di pesticida (glifosate) del 2022 al 54,5% con sette pesticidi diversi (glifosate, spirotetramat, cipermetrina, deltametrina, fipronil, amitraz e piperonil butossido) distribuiti tra le postazioni di Milano, Bologna, Faenza, Roma e Bari.

 

Un momento del convegno organizzato da Conapi

Un momento del convegno organizzato da Conapi a San Lazzaro di Savena (Bo)

Nel complesso, dal 2017 al 2023, i campioni di routine positivi di api “bottinatrici” e di miele “giovane” sono stati 30 sui 127 analizzati (23,6%) (fig.1).

Metalli pesanti

Nei sette anni del progetto, le percentuali di metalli pesanti con valori inferiori e superiori alla soglia di riferimento sono risultate ambedue intorno al 34%. Circa il 31% sono stati invece i valori intermedi. Nel 2020, come già anticipato, a causa delle limitazioni delle attività antropiche per la pandemia, è stato rilevato il più basso livello di presenza dei metalli pesanti in tutte le città (14% di valori anomali contro il 53% del 2019 e il 46% del 2022). I metalli pesanti maggiormente riscontrati nel settennato sono stati rame, piombo, cromo, ferro e nichel.

Grafico su: Ripartizione delle classi di presenza dei metalli pesanti riscontrati nei campioni di api “bottinatrici” e miele “giovane” nelle 7 città del progetto dal 2017 al 2023

Ripartizione delle classi di presenza dei metalli pesanti riscontrati nei campioni di api “bottinatrici” e miele “giovane” nelle 7 città del progetto dal 2017 al 2023 (Fonte: Conapi)

Città amiche degli impollinatori

Quest’anno la presentazione si è accompagnata all’illustrazione del progetto LIFE4Pollinators che valuta la presenza e la salute di altri impollinatori promuovendo azioni utili a salvaguardarne le presenza nell’ambiente urbano, coordinato dalla professoressa Marta Galloni e dal dottorando Fortunato Bitonto del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna.

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E anche la città di San Lazzaro di Savena, che ha ospitato l’intera mattinata di lavori nel centro culturale “Fiorenzo Malpensa“, partecipa da protagonista questa esperienza: «Abbiamo scelto di essere una città amica degli impollinatori perché crediamo fermamente che investire nella tutela degli habitat e della biodiversità sia una priorità per il futuro alle generazioni che verranno» ha dichiarato Beatrice Grasselli, assessore all’ambiente del Comune. Poi ha concluso:

 

Beatrice Grasselli

Foto: Comune di San Lazzaro di Savena (Bo)

«Tutti questi dati dovrebbero indurci verso un deciso cambio di rotta nella gestione del territorio per contrastare il depauperamento degli ecosistemi e rimettere le risorse naturali al centro dei nostri luoghi di convivenza».

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