Benvenuti nel 2024 con Valerio Rossi Albertini Foto: Valerio Rossi Albertini
Innovazione

Benvenuti nel 2024 con Valerio Rossi Albertini

Abbiamo chiesto al noto fisico e ricercatore, impegnato anche in tv nella divulgazione della cultura ambientale, di spiegare cinque azioni che compirà nel nuovo anno per rendere ancora più virtuoso il proprio stile di vita. Ecco cosa ci ha risposto

Valerio Rossi Albertini 1 Gennaio 2024

All’inizio avevo pensato di cavarmela senza troppe difficoltà. Ad esempio, promettendo di chiudere il rubinetto fra una strigliata di denti e l’altra. Ma non andava bene, perché lo faccio già… Allora ho pensato di promettere che avrei spento le luci quando esco da una stanza. Mmh. Macché, me lo ha insegnato mia madre da piccolo. Niente da fare, così non ne uscivo. Per rispondere alla richiesta di Terranea, quella cioè d’indicare cinque nuove azioni che avrei compiuto per migliorare il mio stile di vita nel 2024, dovevo cambiare strategia.

Perciò mi son chiesto: che cosa faccio di solito che possa essere considerato di offesa per l’ambiente? E come posso aiutare il prossimo a comportarsi meglio?

Considerare tutti gli aspetti

In realtà, come tutti, anche io produco un certo impatto sul Pianeta. A cominciare dal semplice fatto di respirare. Ad ogni respiro trasformiamo, infatti, il 20% dell’ossigeno inalato in anidride carbonica, contribuendo così alle emissioni di gas-serra in atmosfera. Ripropormi di non respirare più mi sembra una soluzione un po’ drastica. Forse potrei trattenere il respiro il più a lungo possibile, ma prima o poi comincerei ad ansimare e si perderebbe tutto il guadagno. Oppure potrei espirare attraverso un tubo, facendo gorgogliare l’aria all’interno una soluzione acquosa d’idrossido di calcio, cioè la normale calce (spenta) da costruzione.

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L’anidride carbonica reagirebbe con la calce, producendo carbonato di calcio, ovvero calcare, trasformando quindi la pericolosa emissione in innocui sassolini. Magari non molto pratico, ma comunque fattibile. Eppure, c’è ancora qualcosa che non torna. Come si ottiene la calce? Cuocendo i sassi. E durante la cottura si rilascia anidride carbonica in quantità maggiore o nella migliore delle ipotesi pari a quella che sottrarrebbe al mio respiro. Ecco, quindi, una lezione molto importante: per valutare i vantaggi di un comportamento, o anche di un singolo atto, bisogna sempre considerare tutti gli aspetti, tutti i processi coinvolti, tutte le ripercussioni.

 

Espirazione, rappresentazione concettuale

Foto: Canva

Perciò, dopo aver esaminato tutti gli aspetti, ecco la lista finale delle cinque azioni concrete che mi riprometto di compiere (o far compiere) nel 2024 per proteggere il Pianeta.

1. Usare più spesso il car-sharing elettrico

Sui monopattini ho le mie riserve perché li vedo troppo instabili e vulnerabili. Le auto in condivisione invece, specialmente quelle a trazione elettrica, possono essere un’ottima idea. Ma le auto elettriche da quale fonte sono alimentate? Se si trattasse di centrali termoelettriche a gas, si otterrebbe il guadagno, come si dice, di Maria Calzetta. In realtà non è così, perché se anche l’energia per alimentare i motori elettrici fosse prodotta da centrali a turbogas, sarebbe comunque molto vantaggioso. Infatti, per prima cosa il gas è un combustibile meno inquinante dei derivati liquidi del petrolio, come benzina e gasolio. In secondo luogo, i rendimenti di una centrale termoelettrica a cicli combinati sfiora il 60%, contro un 25% dei motori termici delle automobili. Quindi, a parità di condizioni, sarebbe almeno due volte più vantaggioso.

 

 

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Terzo, i motori a combustione interna producono non soltanto anidride carbonica ma anche gas di combustione nocivi e di particolato sottile. È molto più semplice controllare i fumi di un’unica centrale termoelettrica, per giunta collocata lontano dai centri abitati, che quelli di decine di migliaia di veicoli in giro per la città. È  vero che in questo momento è divampata la polemica sulla scarsità delle cosiddette terre rare, elementi necessari per realizzare le batterie agli ioni di litio, oltre alla scarsità del litio stesso.

Ma è proprio qui che interviene la ricerca.

Le terre rare saranno progressivamente sostituite da altri elementi più abbondanti e disponibili e, per quanto riguarda il litio, sono già in fase di produzione batterie basate su un parente prossimo del litio, il sodio, che, come ognuno sa, è uno dei due costituenti del sale da cucina, ricavabile dall’acqua del mare.

 

Colonnina del car-sharing elettrico

Foto: Canva

2. Installare una seconda pompa di calore dall’altra parte della casa

La mia casa non è certo un castello, ma la pompa di calore che si trova in uno dei tre ambienti non è in grado di riscaldare l’intero appartamento. Per evitare di utilizzare le caldaie a gas, è opportuno disporre di sistemi per il riscaldamento elettrici. La stufa elettrica è sicuramente più economica, ma consuma molta più elettricità per scaldare le stanze. Infatti, si basa sulla conversione dell’energia elettrica in calore, facendo passare la corrente attraverso una resistenza.

Al contrario, la pompa termica non produce il calore, ma si limita a trasferirlo da un ambiente all’altro.

In pratica prende il calore che si trova all’esterno della casa e lo trasferisce all’interno. È vero, fuori fa più freddo e il trasferimento di calore non è facilissimo, ma si tratta comunque di un metodo molto più efficiente della generazione di calore nella stufa elettrica.

 

Foto: Senivpetro on Freepik

3. Salvare gli alberi di Natale (e non solo)

Visto che siamo ancora in pieno periodo natalizio, il mio terzo proposito è quello di contribuire a ridurre la mattanza dei giovani abeti durante le festività. Infatti, gli alberi di Natale sono stati segati oppure vengono tenuti in una condizione per cui non sopravvivono all’Epifania. Se perciò abbiamo un abete vivo in casa o durante le visite ad amici o parenti ci imbatteremo in qualcuno che lo abbia acquistato, verificate che sia annaffiato regolarmente, sia esposto alla luce naturale e lontano dalle fonti di calore, in maniera che si possa presto trapiantare negli spazi messi a disposizione dal Comune.

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Sarà un’azione molto educativa per i bambini e i ragazzi, che non lo considereranno più un oggetto di arredo, ma ciò che realmente è: un essere vivente e il nostro migliore alleato nel contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici. D’altronde, non possiamo lamentarci della deforestazione in Amazzonia se non siamo noi i primi a prenderci cura dell’unico albero che abbiamo acquistato.

 

Foto: Canva

4. Spiegare le virtù del nucleare buono

Parliamo poi di energia. Mi sembra utile dare sostegno alla promozione del nucleare buono e denunciare le mistificazioni riguardanti quello cattivo. Per nucleare buono intendo la fusione nucleare, cioè il processo che alimenta da cinque miliardi di anni il nostro Sole. La fusione nucleare è una reazione intrinsecamente stabile e sicura che genera energia ma non scorie radioattive. Inoltre si basa sull’utilizzazione non di metalli rari come l’uranio ma di atomi affini all’idrogeno (che costituisce i due terzi delle molecole di acqua, quindi una fonte virtualmente inesauribile e rinnovabile).

 

 

Spesso, invece, quando si parla del nuovo nucleare, si allude – per ignoranza o cattiva fede – ad una riproposizione della tecnologia tradizionale, quella che ha prodotto le tragedie di Chernobyl e Fukushima, che genera ceneri radioattive e attinge a risorse non rinnovabili, come l’uranio.

 

Fusione nucleare, un'immagine ravvicinata del Sole

Foto: Canva

5. Proteggere le acque a partire da casa nostra

Infine, una buona pratica che ci porta in cucina. Io mi guardo bene dal gettare l’olio alimentare nel lavandino anche perché non friggo mai. Ma sono in molti ancora a compiere questo gesto dannoso. Basti pensare che ognuno di noi produce in media 3 chilogrammi di olio alimentare l’anno fra quello che si utilizza per cuocere e quello che avanza dall’apertura di alimenti in scatola. Ebbene, soltanto un quarto viene avviato al corretto recupero tramite le isole ecologiche.

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Il resto finisce, appunto, nelle reti fognarie e non essendo biodegradabile rischia di minacciare gli ambienti acquatici, creando una pellicola che impedisce lo scambio di ossigeno. Perciò prendiamo anche noi l’abitudine di conservarlo per smaltirlo correttamente e vigiliamo che quanti noi frequentiamo, in famiglia e fuori, facciano lo stesso.

 

 

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Ecco, queste sono le cinque azioni che vi propongo per un 2024 più virtuoso. E le vostre quali sono?

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