l’Italia è indubbiamente un paese turistico. Un paese cioè capace di attrarre folle di varia provenienza interessate a quel patrimonio di arte, natura, clima ed enogastronomia che siamo riusciti a creare nei secoli . Tradurre in capitale materiale e immateriale il nostro passato è un fatto che deriva in parte dalla nostra capacità di costruirlo e ricostruirlo ogni giorno, in parte dalla fortuna di averlo ereditato, senza particolari meriti.
Oggi questo capitale genera flussi economici e di persone che scelgono in particolare delle mete-cartolina, vale a dire delle città d’arte oramai irrinunciabili nell’immaginario collettivo. All’insegna dell’#iocisono oppure dell’#iocisonostato.
Circuiti simbolici
Chi vive in questi contesti, pur beneficiando della ricchezza e del lavoro che consegue dall’essere luoghi di grande richiamo, ne subisce anche gli effetti negativi. La situazione in molte località, fra le più gettonate, sta diventando davvero difficile: si chiama “overtourism”, un fenomeno che peraltro altera anche il mercato immobiliare. Come una droga, tutto questo genera dipendenza e distopie. Difficile affrancarsene e allarma non cogliere l’impoverimento culturale che genera. La soluzione però non passa attraverso norme e divieti. Come possiamo perciò immaginare delle nuove narrazioni in grado di spostare persone verso mete alternative? E che cosa significa oggi governare i flussi turistici con suggestioni che catalizzino verso mete meno blasonate ma non per questo meno interessanti?
Riconnettersi ai luoghi
Occorre, insomma, ricostruire una liason di valore. E per fare questo bisogna riscoprire aree su cui scommettere e frame di attribuzione da inventare. Sicuramente la ridestinazione verso località naturali che coniughino cibo e cultura, nel segno dell’undertourism che guarda appunto verso i contesti meno noti, è cruciale. A questo proposito proponiamo un recente piattaforma: Rurability. Ma anche la formula del glamping è un esempio fra i più promettenti che traduce in esperienza la riconnessione con la natura. Questo conta più di mille parole nello spingere le persone a scegliere e poi ricordare un luogo nel quale si è stati.
È importante oggi realizzare tutto questo conciliando i desideri di chi viaggia – e cerca corrispondenza tra il proprio immaginario e i prodotti, i colori, gli odori del reale – con la necessità di tutelare e rispettare chi abita nei luoghi.
Sassello insegna
Un’esperienza esemplare è quella di Feel Sassello, un progetto di promozione turistica commissionato dal Comune di Sassello e Unione dei Comuni del Beigua. Ne è nato un portale, una mappa con diversi itinerari e foto che ci invitano ad accostarci al borgo attraverso tutti i sensi. Ha molta affinità con la filosofia del nudge cui dedichiamo questa rubrica perché sceglie di agire, appunto, su più sensi (feel) e quindi costruisce una narrazione (framing) che parte da un nostro ascoltare ampio. Inoltre coinvolge un’intera comunità rendendola testimone e portatrice attiva di nuovi contenuti che rispondono all’obiettivo di salvaguardare (e di re-identificarsi) il proprio territorio con cultura, arti locali e intelligenza. I residenti partecipano volontariamente, senza obblighi, si identificano e si riconoscono in un obiettivo di valorizzazione che diventa anche difesa dai rischi di essere stravolti o contaminati.
Nel rispetto di queste condizioni nasce un flusso turistico motivato e probabilmente differente dai modelli mordi e fuggi che sempre meno ci piacciono.
Visualizza questo post su Instagram
Sfida di rigenerazione
È di fatto un progetto di rigenerazione e marketing territoriale con una marcia in più che si affida a designer (nello specifico Massimo Ferrando, Alessandra Giacardi e Giambattista Ghersi) che reinventano quel territorio e lo ri-mappano attraverso i sensi. Tra questi l’attenzione agli odori che possono spingere, in chiave progettuale, ad accedere ai luoghi uscendo così da canali di comunicazione che si affidano solo alla vista. Su comunità piccole tutto questo è più facile, la sfida delle città d’arte italiane è ben più ardua.
Ma pensare che un progetto così possa ispirare qualche idea nuova è un invito al coraggio e che può allenarci a riflettere.