Oceani, è caldo record. E anche nel Mediterraneo le specie sono a rischio Foto: PIxabay
Clima

Oceani, è caldo record. E anche nel Mediterraneo le specie sono a rischio

Lo scorso anno la temperatura delle acque che ricoprono il 70% del pianeta è aumentata fra gli 8 e i 15 gradi. Lo rivela uno studio internazionale al quale hanno partecipato, per l’Italia, Enea ed Ingv. I ricercatori: «Nel Mare nostrum fenomeno evidente e preoccupante»

Francesca Santoro 18 Gennaio 2024

Le temperature del mare nel 2023 sono aumentate fino a registrare un nuovo record nel riscaldamento delle acque e un conseguente aumento del contenuto termico, della stratificazione e della salinità. Lo rivela lo studio New Record Ocean temperatures and related climate indicators in 2023, realizzato da un team internazionale formato da scienziati statunitensi, neozelandesi, francesi e italiani con il coordinamento dell’Istituto di fisica dell’atmosfera dell’Accademia Cinese delle Scienze.

Calore globale

Nel 2023, la temperatura delle acque oceaniche, che ricoprono il 70% del pianeta e assorbono circa il 90% del calore causato dal riscaldamento globale, è aumentata tra gli otto (secondo il calcolo Noaa) e i 15 (calcolo di Iap-Cas) ZettaJoule rispetto al 2022 nello strato compreso tra zero e 2.000 metri di profondità.

 

La variazione totale della temperatura marina superficiale. La linea nera rappresenta il valore annuale e quella rossa il valore mensile (Fonte: Enea e Ingv)

«Per avere un’idea, 1 ZettaJoule equivale al doppio della quantità di energia che alimenta ogni anno l’economia mondiale» esplicita il comunicato di Enea e Ingv.

Anomalie di superficie

Sono state rilevate anche anomalie molto forti nelle temperature superficiali dell’oceano, con valori inaspettati che si possono ricondurre in questo caso anche alla temporanea transizione dei fenomeni La Niña e El Niño nel Pacifico, a partire da maggio 2023. Si tratta di un fenomeno molto rilevante perché, oltre a confermare il riscaldamento globale, può alterare l’andamento meteorologico planetario e gli ecosistemi marini. La variazione delle precipitazioni, insieme all’evaporazione delle acque superficiali, altera la salinità dell’oceano, con conseguenze dirette sulla vita marina, sulle correnti oceaniche e sulle interazioni con l’atmosfera.

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Conseguenze per la vita

«Le acque meno dense, calde e meno salate tendono a rimanere in superficie e non sono in grado di trasportare calore, anidride carbonica e ossigeno alle acque più profonde, con gravi conseguenze per la vita animale e vegetale dell’oceano» prosegue il comunicato. Si parla, in questo caso, di acque “stratificate”, in aumento rispetto al 2022. A causa dell’evaporazione delle acque superficiali, calore e umidità in eccesso entrano nell’atmosfera, rendendo le tempeste più violente, con piogge e venti più forti e di conseguenza con un maggior rischio di inondazioni, anche sul territorio italiano.

Grafico con le temperature marine fra Genova e Palermo (Fonte: Enea e Ingv)

Le temperature marine fra Genova e Palermo (Fonte: Enea e Ingv)

Record nel 2023

Spiega la situazione Simona Simoncelli, ricercatrice INGV: «L’analisi dei dati sulla temperatura indica a partire dal 2013 un chiaro riscaldamento nello strato delle acque comprese tra i 150 e i 450 metri di profondità, estesosi poi alle acque più profonde, fino a 700 metri, e più settentrionali». In questo caso, prosegue la studiosa, tra il 2013 e il 2016 il riscaldamento è stato superiore a 0.4 °C, seguito da una leggera diminuzione e da un periodo stazionario:

 

Simona Simoncelli

Foto: Linkedin

«La temperatura delle acque – spiega Simoncelli – ha ripreso ad aumentare dal 2021, raggiungendo il suo record, per il momento, a settembre 2023».

Mediterraneo a rischio

Lo studio segnala che, tra quelli analizzati, il Mediterraneo si è confermato nel 2023 il bacino che si scalda più velocemente. L’agricoltura, la pesca, l’idrologia, le condizioni meteo e la salute delle popolazioni che si affacciano sul Mare nostrum sono fortemente influenzate dalla condizione delle sue acque.

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«Monitorare sistematicamente i mari, nello specifico il Mediterraneo, misurando i valori di alcuni parametri come temperatura, salinità, PH e ossigeno, rimane l’unico modo per consolidare le conoscenze sull’argomento e migliorare l’affidabilità delle previsioni che al momento non sono accurate quanto necessario e desiderato, anche se si è in presenza di un trend di crescita delle temperature evidente», conclude Franco Reseghetti, ricercatore ENEA.

 

 

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