Fibre da riscoprire. Dai boschi dell’Appennino le creazioni della cooperativa Ortika
Innovazione

Fibre da riscoprire. Dai boschi dell’Appennino le creazioni della cooperativa Ortika

A Fanano, in provincia di Modena, un’impresa di comunità valorizza il territorio coltivando ortica e creando capi d’abbigliamento a partire da questa preziosa pianta, sulla base degli antichi saperi contadini. La presidente, Luisa Ciocci, ci racconta la loro esperienza

Luisella Berti 6 Novembre 2023

Restituire linfa al territorio riscoprendo una pratica artigianale che si basa sulla fibra di ortica. Nasce con questa missione nel 2019 a Fanano, nell’Appennino modenese, la cooperativa di comunità Ortika Clothing.

Ma come ricostruire un intero sapere che il tempo aveva rischiato di cancellare?

 

foglie di ortica

Foto: Canva

Ricordi nel sacco

Lo spiega Luisa Ciocci, che presiede questa realtà formata di undici soci in questo piccolo  comune, tremila persone appena, circondato da una natura lussureggiante e caratterizzato da un’economia profondamente agricola:

 

Luisa Ciocci e a collezione di Ortika Clothing

Luisa Ciocci e la collezione di Ortika Clothing (Foto: Ortika Clothing)

«Tutto è iniziato dal ricordo dei sacchi in ortica di cui mi parlava mia nonna. Quei sacchi servivano per conservare granaglie, cipolle e altri prodotti per l’inverno. Ma lì dentro non si formavano muffe e il cibo si manteneva integro».

Fibra vincente

Fino al 1960 nell’Appennino modenese dall’ortica selvatica si ricavava la fibra per produrre sacchi ma anche asciugamani. «A quei tempi le attività  prevalenti erano la filatura, la tessitura di fibre naturali e la tintura» riprende la Ciocci. Tutte competenze perdute con l’arrivo di altre fibre, soprattutto sintetiche, e con la delocalizzazione. In ogni caso da quel ricordo è iniziato un percorso di ricerca: «Ho scoperto  – prosegue Luisa Ciocci – che l’ortica è sempre stata usata come fibra tessile. Ne parla Victor Hugo ne I miserabili, senza contare che le divise dell’esercito di Napoleone e quelle dell’esercito regio italiano erano in fibra di ortica. E ancora, in provincia di Udine operava un’azienda che produceva filati di ortica per l’esercito tedesco e austriaco».

 

 

Ricerca sul campo

La svolta c’è stata quando la neonata cooperativa ha vinto un bando nell’ambito del programma europeo Horizon 2020. Grazie al finanziamento, il progetto prende corpo. «Abbiamo iniziato una ricerca consultando gli anziani del posto: quale ortica dovevamo cercare? Ne esistono almeno 20 varietà» riprende la Ciocci. Da questa prima indagine è nato peraltro il docufilm “Frammenti” nel quale gli anziani raccontano come l’ortica che utilizzavano fosse quella nera. «Siamo andati avanti e abbiamo iniziato a collaborare con la Scuola di agricoltura di Roville, una cittadina nel nord-est della Francia e con l’Università della Lorena, entrambe già impegnate nella valorizzazione dell’ortica come fibra tessile».

Guarda il docufilm “Frammenti”

 

I segreti dello stelo

Grazie a questo partenariato, tuttora attivo, è stato mappato l’intero territorio. E il risultato non lascia dubbi: «Lo studio ha confermato quello che dicevano gli anziani: l’ortica utile era proprio la varietà nera che abbiamo chiamato “Ospitale ortica” e che ora stiamo producendo». Cresce sopra gli 800 metri, la fibra si ricava dallo stelo scuro che sostiene le foglioline. Ed è la specie di ortica che ha più fibra tessile in assoluto, con una resa agricola molto elevata.

Leggi anche:  In futuro ci vestiremo con abiti di terra?

Al momento, la coltivazione di ortica è su tre ettari, ma l’obiettivo è arrivare a sette. Due di questi si trovano nel comune di Fanano e uno in quello della vicina Zocca. Inoltre, la cooperativa collabora con un agricoltore di Reggio Emilia che pratica la stessa coltura. Ci sono tanti produttori interessati a coltivare l’ortica:

«Riceviamo telefonate da tutta Italia. Ma dobbiamo andare piano, non abbiamo ancora la possibilità di trasformare tutto in fibra» precisa Luisa.

Una pianta che risana

Ma quali sono le virtù di questa pianta? Innanzitutto un campo di ortica dà enormi benefici al terreno. La sua caratteristica principale è quella di trasformare i terreni dissestati dall’azione dell’uomo in un suolo ricco di humus. L’ortica cresce dove ce n’è bisogno. Non solo: «È una pianta utilissima per le rotazioni agricole. In più, a differenza della canapa che si pianta ogni anno, la piantina di ortica, una volta messa a dimora, possiede un ciclo di vita dai sette ai 10 anni. Non ha bisogno di anticrittogamici e nemmeno di acqua in quanto le sue radici pescano in profondità» spiega l’imprenditrice.

 

 

Ma non solo: «L’ortica può essere piantata in zone difficili contribuendo a mantenere la stabilità del terreno, in aree incolte dove all’agricoltore non conviene piantare altro. In più, il taglio per produrre la fibra viene eseguito a luglio e a settembre, quando ricresce si possono raccogliere le foglie per produrre infusi e tisane».

Leggi anche:  La qualità? Comincia dal suolo. Così l'agricoltura lo rigenera attraverso una tecnica antichissima

Le foglie di ortica sono ricche di sali minerali, fosforo, magnesio, calcio e vitamine. Infatti, dalla stessa pianta Ortika Clothing produce infusi, oltre che cosmetici per la pelle. E ancora: «Con la macerazione dello stelo si ricava un anticrittogamico naturale al 100%  e quando la pianta finisce il suo ciclo di vita le radici sono molto richieste in ambito farmaceutico per produrre analgesici».

 

Una creazione di Ortika clothing

Foto: Ortika Clothing

Benessere sul corpo

Anche le proprietà della fibra ricavata dallo stelo sono numerose. «È anallergica, antibatterica, iper-resistente ed è la fibra con la maggiore traspirabilità su tutte le altre. In estate crea un benessere sul corpo incredibile». Ortika Clothing si occupa di estrarre la fibra, mentre la filatura e la tessitura sono eseguite da un’azienda italiana. Riguardo alla tintura il processo è accuratissimo: «Il tessuto viene lasciato al suo colore naturale, il bianco latte. In alternativa usiamo la stampa botanica, con impressioni di fiori e foglie. Inoltre alcuni capi, molto particolari, sono dipinti a mano dal pittore Christian del Grosso».

 

 

In questo modo si esalta l’unicità che è parte dei valori di questa cooperativa che comprende coltivatori, finanziatori e soci che svolgono diverse mansioni, compresa quella di indossare gli abiti durante i servizi fotografici: «I nostri capi di abbigliamento puntano a valorizzare la persona e non la forma del vestito nella quale la persona deve costringersi e adattarsi». Le collezioni di Ortika Clothing infine superano il concetto di stagionalità e vanno ben oltre le tendenze del momento: «Abbiamo una collezione con camicie e pantaloni adatti sia all’estate che all’inverno».

Talenti del territorio

Seppur nata da poco, con in mezzo una pandemia, Ortika Clothing sta ottenendo ricadute sociali importanti. «Innanzitutto, diamo la possibilità di sviluppare talenti. Le sarte del territorio possono impegnarsi in un progetto più stimolante rispetto alle sole riparazioni. Certo, le ricadute occupazionali sono ancora contenute ma con noi già oggi lavorano diversi giovani: dai raccoglitori dell’ortica a chi si occupa delle tisane o dei processi di trasformazione in cosmetici. Inoltre, gli agricoltori avranno maggiori possibilità di reddito, perché potranno coltivare qualcosa di diverso». Espandere la coltivazione, rafforzare il sistema di estrazione della fibra e potenziare la produzione cosmetica, sono i prossimi obiettivi della cooperativa. E poi, c’è il progetto di un atelier a Fanano, un ambiente che metta al centro la persona: provare un abito, personalizzarlo assieme alla sarta.

«Ma con calma – conclude Luisa – magari sorseggiando una tisana». Di ortica, ovviamente.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Ortika (@ortika.clothing)

Condividi questo articolo: