Mentre entriamo ufficialmente nella stagione estiva le conseguenze della siccità in Sicilia sono sempre più drammatiche. Dopo mesi di difficoltà e acqua razionata per milioni di cittadini (lo stato d’emergenza è stato deliberato dal Consiglio dei ministri a maggio) sono tantissime le zone dell’entroterra ormai a secco. E ovviamente i danni ad agricoltori e allevatori sono ingenti.
Mangiatoie e abbeveratoi sono vuoti, nella zona di Caltanissetta le capre, per sopravvivere, sono costrette a bere nel fango. L’acqua però non è quella delle falde ma viene portata, a caro prezzo, tramite le autobotti. E gli invasi, come dimostrano le immagini che ha inviato a Terranea l’allevatore biologico Luca Cammarata, rimangono spesso all’asciutto: «Ogni settimana dobbiamo spendere 500 euro per farci portare l’acqua – racconta – Proprio in questi giorni abbiamo chiesto l’intervento delle autocisterne della Protezione civile e della Forestale. Gli animali intanto non hanno da bere e nemmeno da mangiare, così ovviamente non producono». Poi si ferma e aggiunge:
«Ma al di là dell’aspetto economico come può un allevatore vedere i propri animali morire in questo modo, senza acqua né cibo?»
Lavoro bruciato
I raccolti persi nel frattempo sono tantissimi: dalle arance al grano, i cali in alcune zone arrivano al 70%. Ed è a rischio anche la produzione di miele, che potrebbe arrivare a una diminuzione del 95%. In totale sono ben 33mila i posti di lavoro “bruciati” dalla siccità nei campi del Sud, soprattutto in Sicilia e in Puglia, secondo i dati di una recente analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’occupazione nel primo trimestre del 2024.
Quello che i numeri hanno messo in risalto, anche in occasione della recente Giornata contro la desertificazione, il 17 giugno, è che i cambiamenti climatici incidono pesantemente sull’occupazione. E nel Mediterraneo, come dimostra la situazione del Sud Italia e della Sicilia, le ripercussioni sono ormai sotto gli occhi di tutti. La siccità che sta colpendo drammaticamente l’isola, tra l’altro, rischia di trasformarsi da fase di medio periodo a qualcosa di più lungo, qualora non intervengano piogge entro il prossimo inverno.
Scenario apocalittico
E le previsioni non sono esattamente rosee. Infatti quasi tutti i modelli di scenari a lunghissimo termine pronosticano, purtroppo, un autunno caldo e secco, con poche precipitazioni sull’isola. In particolare, lo scenario proposto da Meteored sulla base dei dati del Centro di calcolo europeo Ecmwf, ipotizza temperature molto elevate e precipitazioni molto al di sotto della media durante tutta la stagione autunnale.
Negli ultimi anni, è bene ricordare, le temperature medie annuali sono state molto elevate nel bacino mediterraneo, soprattutto nell’ultimo anno c’è stata una sostanziale mancanza di eventi freddi durante l’inverno. Questo ha fatto sì che il tasso di evaporazione dei suoli aumentasse, con conseguente incremento dei fabbisogni delle colture e dei consumi, in tutti i settori.
Una somma di cause ed effetti che ha portato all’estremo la situazione.