«Il biologico, anche in questo momento di crisi internazionale, si conferma come un’opportunità strategica ed autorevole per valorizzare una filiera agroalimentare italiana di valore e dalle forti potenzialità, che risponde ad un’esigenza imperativa del consumatore di benessere e sostenibilità». Non ha dubbi il presidente di Assobio, Roberto Zanoni, quando si parla di produzioni agroecologiche. Un mercato che è importante valorizzare, anche attraverso una corretta informazione, come ci ha spiegato in questa intervista.
In molte famiglie italiane il bio è un punto di riferimento. Ma si registrano alcuni cali, ad esempio nei negozi specializzati. E per contro c’è il boom nei discount. Qual è il punto di vista di Assobio su questa metamorfosi?
In effetti il forte incremento dei consumi bio nei discount dimostra che una fascia di consumatori, anche se in difficoltà a causa dell’attuale situazione economica, per non rinunciare a questa scelta cambia il canale distributivo. La grande distribuzione ci ha messo la faccia valorizzando il settore, ma spesso l’offerta e l’assortimento restano limitati e in molti casi non è possibile acquistare una spesa bio completa all’interno di un solo punto vendita. Le rivendite specializzate hanno avuto sicuramente un periodo di crisi in tutta Europa ma negli ultimi tempi si stanno lentamente riprendendo. Alla base di tutto, servono precise scelte politiche a supporto del biologico, iniziando proprio dalle questioni su cui AssoBio è al lavoro da tempo con le istituzioni. Vale a dire trasparenza, costi di certificazione, piattaforma di tracciabilità, giusto prezzo e comunicazione.
Non bastano più sconti e promozioni e per questo motivo, a fine maggio, lanciamo la Settimana del Bio per raccontare meglio la filiera e creare una vera cultura del biologico nel nostro paese.
C’è preoccupazione per un possibile calo dei consumi? E quali sono le questioni da affrontare?
I consumi dei prodotti bio in Italia, se confrontati con quelli francesi o tedeschi, sono ancora limitati con una spesa pro capite di poco superiore a 64 euro, contro i 180 in Germania, i 188 in Francia e i 384 in Danimarca. Per questo riteniamo fondamentale investire in comunicazione per incrementare il consumo e valorizzare il Made In Italy. L’accordo siglato con il Ministero dell’agricoltura e Ismea nel 2021, per promuovere la conoscenza del biologico e diffondere dati e informazioni, è stato molto apprezzato dalle imprese e dagli operatori. Auspichiamo che la campagna di comunicazione da tempo annunciata dal Ministero si possa approvare e parta velocemente. Inoltre, con la “Settimana del bio”, vedremo un impegno corale da parte di tutti gli attori della filiera: in vari punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale, i consumatori potranno conoscere meglio il settore con promozioni, degustazioni e una campagna stampa dedicata.
C’è ancora un vulnus di informazione? Ad esempio, come ovviare alla questione del residuo zero, che può confondere i consumatori?
AssoBio si sta impegnando fortemente per contrastare le pratiche commerciali scorrette, il cosiddetto greenwashing e le indicazioni che stanno mettendo a rischio l’intero comparto, tra le quali, ad esempio, l’utilizzo di loghi “residuo zero”. Il mercato del biologico, oggi, subisce una forte concorrenza sleale da parte di prodotti parzialmente sostenibili, ma non meglio definiti, né regolamentati, dove l’impegno, seppur lodevole, in direzione della sostenibilità è circoscritto.
Il prezzo del bio in questo momento è ancora troppo alto, almeno per tanti italiani. Si può abbassare senza abbassare la qualità?
Il prezzo allo scaffale del bio è più alto perché il costo di produzione è superiore a quello di un prodotto convenzionale. Come associazione però da anni ci battiamo affinché sia riconosciuto il credito di imposta sui costi di certificazione per le aziende. Questo ad esempio, è un onere che si riverbera su produttori, trasformatori e distributori, fino al prezzo finale. Infine, riteniamo che la riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti per bambini e sui prodotti freschi sarebbe un ulteriore incentivo per favorire i consumi calmierando i prezzi.
C’è qualche possibilità concreta che questo avvenga?
La possibilità di incentivi fiscali che promuovano la transizione verso un sistema alimentare sostenibile è già prevista dalla Commissione europea e questo dovrebbe consentire agli Stati membri di utilizzare le aliquote in maniera più mirata. Come scrive la Commissione «per sostenere i prodotti ortofrutticoli biologici, il sistema fiscale dell’Ue dovrebbe mirare a garantire che il prezzo dei diversi alimenti rifletta i relativi costi reali in termini di utilizzo delle risorse naturali limitate, inquinamento, emissioni di gas a effetto serra e altre esternalità ambientali».