Dormono. Il nostro terzo sopralluogo tra i filari di Carpineta, il frutteto dell’azienda agroalimentare La Cesenate adagiato sulle colline di questo prezioso fazzoletto di Romagna, avviene all’indomani di un giorno speciale. S’intuisce dai rami, alcuni robusti come braccia, altri sottili come dita, che giacciono sotto questi meravigliosi albicocchi che stamattina, nel cuore dell’autunno (la visita è avvenuta il 20 novembre, ndr), si rivelano in tutta la loro malinconica nudità.
A spiegarci il significato di quanto osserviamo stavolta è Eleonora Grilli, fra gli agronomi dell’azienda che vigila, dal 2012, sulla qualità dei prodotti:

Foto: Terraneamagazine
«La potatura è finita proprio ieri – racconta – e ora si apre una fase fondamentale per l’equilibrio delle piante e la produzione del prossimo anno».
Energie da preservare
Avevamo contemplato, in primavera, la vita nascente nei calici che accoglievano i primi, minuscoli frutti insieme a Vittorio Bertaccini, il tecnico agrario che alle colture della Cesenate ha dedicato quasi cinquant’anni d’impegno quotidiano. Poi abbiamo assistito alla rigogliosa stagione della raccolta, quando il fogliame copriva per intero la chioma, al fianco di Matteo Picchetti, fra i suoi allievi sul campo.
«Adesso è il momento della dormienza – aggiunge Eleonora, che dopo la laurea ha ereditato anche lei da Bertaccini la passione per queste terre – quando la pianta si prepara ad attraversare l’inverno rallentando quasi del tutto le proprie attività. E convogliando le energie che ha immagazzinato durante l’estate, attraverso la fotosintesi, verso la nuova fase vegetativa: quando sbocceranno le nuove gemme a fiore e poi quelle a legno».
Insieme al maestro
Nella passeggiata ci accompagna Vittorio, che questo frutteto l’ha visto nascere nel 2006: «La potatura è un’operazione delicatissima – ribadisce – Perché se accorci troppo i rami l’albero reagirà con eccessivo vigore, avremo delle foglie molto compatte e arriverà meno luce solare sui frutti, creando un microclima favorevole magari a qualche malattia». Al contrario, con un taglio leggero, i frutti rischiano di essere troppi e di appesantire la pianta, impedendo peraltro alle singole drupe di svilupparsi al meglio.
Le procedure, inoltre, variano a seconda della specie, dell’età e dello stato di salute della pianta: «Per questo il mio maestro, l’agronomo Giuseppe Randi, mi ripeteva sempre una frase: “Chi pota deve anche raccogliere” – chiosa Vittorio – E penso che avesse ragione, bisogna conoscere tutta la storia della pianta per gestire bene la potatura».

Foto: Terraneamagazine
Occhio gli abbozzi
Sembra la fine del ciclo vitale, insomma, quella che abbiamo davanti agli occhi. Invece è l’inizio. Eleonora ci porta accanto a uno degli albicocchi e ci invita ad osservare i rametti risparmiati dal taglio sapiente degli operatori della Cesenate: qui si vedono già delle piccole protuberanze acuminate, che contengono gli abbozzi destinati ad evolversi nelle nuove gemme. Quale percorso le attende, quali insidie dovranno superare prima che il germoglio sbocci?
«Per proteggere le ferite della potatura dall’ingresso di batteri spargeremo un po’ di rame, ovviamente nella quantità consentita dal biologico – spiega l’agronoma – Ma innanzitutto le piante adesso hanno bisogno di freddo, se nevicasse non sarebbe un problema. Anzi, la neve farebbe da coperta sulle radici e rilascerebbe lentamente l’acqua ripristinando le riserve idriche e migliorando la struttura del suolo, rendendolo più soffice». Quell’acqua che durante il resto dell’anno manca oppure sopraggiunge (qui in Romagna ne sanno qualcosa) in maniera rovinosa.

Foto: Terraneamagazine
Sperando nel freddo
Il nostro sguardo ora scende proprio verso le radici, le mani di Eleonora si poggiano sulla base del fusto, quasi a voler percepire che cosa accade là sotto. «Con l’autunno le foglie cadute sul terreno, grazie ai microrganismi, agli insetti e ai lombrichi si sono decomposte e hanno apportato una preziosa sostanza organica. Finché le temperature non scendono troppo l’attività dei funghi, dei batteri e di tutta la fauna edafica, vale a dire gli organismi animali che vivono sottoterra, rimane piuttosto intensa» spiega. Poi l’ulteriore calo termico fra gennaio e febbraio dovrebbe arrestare questi processi.
Momento di svolta
Ed è proprio questo il momento critico: «La pianta deve riposare – riprende Vittorio – Serviranno almeno un paio di settimane sotto lo zero altrimenti la dormienza andrebbe troppo avanti e la ripresa avverrebbe in maniera discontinua». Le conseguenze? «Quelle che abbiamo visto la scorsa primavera: la fioritura “a scalare” con i frutticini, i fiori allegati e i boccioli sullo stesso ramo e con le discontinuità nel raccolto che ne conseguono. Sarebbe un problema per la resa, come altri ne provoca il cambiamento climatico».
Entriamo allora insieme agli albicocchi di Carpineta nel 2025, cercando di comprendere altri segreti di questo ecosistema popolato da piante, animali, microrganismi e persone che se ne prendono cura, vento che soffia, gelate che forse arriveranno, dentro un paesaggio silente nel quale ancora sbocciano le margherite.

Foto: Terraneamagazine
E sperando che i prossimi dodici mesi portino una nuova consapevolezza sugli equilibri, preziosi e delicati, che generano la vita.